Alti ingrandimenti, immagini nitidissime e meccanica infallibile. Ad un prezzo ragionevole. Il cannocchiale da caccia ideale per il tiro lungo di caccia in Italia.

 

Nell’era in cui la precisione di armi, attacchi, palle e ottiche da caccia sembra andare di pari passo con la tendenza ad allungare la distanza di tiro, affrontiamo l’argomento dal punto di vista tecnico, esaminando i requisiti dell’ottica ideale per affrontare, soprattutto a caccia, distanze più lunghe di un tempo.

 tiro lungo

Il tipico luogo di caccia, frequente soprattutto sulle alpi, in cui il tiro lungo è inevitabile, tra noi e il selvatico c’è un burrone. Andare a verificare il punto d’impatto spesso è impresa che richiede qualche ora

 

Il tiro lungo di caccia, lo stato dell’arte della tecnologia, l’etica, la ragionevolezza e l’imprevedibile.

Non servono giri di parole. Oggi esistono armi, attacchi, palle ed ottiche da caccia in grado di consentire la precisione assoluta, quella della famosa monetina, a distanze pazzesche, anche oltre i 500 metri.

Esistono cacciatori in grado di padroneggiare queste distanze molto meglio di quanto la maggior parte dei cacciatori medi sappia affrontare i canonici 200 metri.

Esistono poi leggi che in varie parti d’Italia limitano la distanza massima di tiro, o l’ingrandimento del cannocchiale. Per scoraggiare i tiri lunghi.

Esiste la passione pura per la caccia, che significa guadagnarsi l’animale avvicinandosi il più possibile, che cozza anch’essa contro l’idea di tiro a lunga distanza.

E la pigrizia che assale inevitabilmente chi è moralmente –e in certe zone legalmente- obbligato ad andare a vedere l’anschuss (o punto d’impatto), anche quando gli sembra che l’animale sia andato via indenne dall’altra parte della valle, a un paio d’ore di faticoso cammino. Con la tentazione fortissima di rinunciare, soprattutto se sta venendo la notte. E la difficoltà di valutare la reazione al colpo del selvatico, acuita sulle lunghe distanze.

E l’etica, parola tanto abusata ma sempre da rispettare, che suggerisce al cacciatore quel minimo di pietà verso il selvatico che pretenderebbe almeno la ragionevole certezza di evitare quanto più possibile il rischio di ferire, tanto più alto quando le distanze di tiro si allungano.

E l’intelligenza, o l’istinto, del selvatico stesso, che allunga la distanza di fuga proporzionalmente a quella che il cacciatore considera per il tiro. In certe zone si vedono camosci scappare quando siamo ancora a oltre 400 metri!

Esiste anche il vento sul percorso del proiettile, imprevedibile e imponderabile, formidabile elemento di disturbo, impossibile da conoscere nel suo comportamento tra noi e l’animale che miriamo. Tanto da costringere spesso a tirare a indovinare il suo influsso sul tiro, quando si mira da una valle all’altra. Tirare a indovinare sulla pelle dell’animale, comunque la si pensi sul controverso argomento del tiro lungo, crediamo sia oggettivamente considerabile una cosa non accettabile.

Siamo certi di aver dimenticato mille altre considerazioni, tutte dello stesso segno, che dovrebbero scoraggiare la trasformazione della caccia in una pratica di precisione propria del tiro sportivo.

Però la tecnologia si è evoluta in modo rapidissimo, da quando –non molti anni fa- i vecchi a volte affrontavano un tiro a 300 metri dicendo “ci provo…”. E di pari passo si sono evolute le capacità di molti cacciatori.

Non serve andare su armi tattiche o militari, ma basta scegliere un bravo armiere e una buona carabina per trovarsi tra le mani senza spese folli un fucile da caccia in grado di garantire tiri precisi anche oltre i 400 metri. Stesso discorso per le palle, meglio se ricaricate da qualcuno che sa il fatto suo, la rosata è garantita. Se si scelgono attacchi buoni si va sul sicuro.

 

 

Le caratteristiche ideali dell’ottica per i tiri lunghi a caccia. L’affidabilità meccanica.

 

Ci sono ancora parecchi dubbi tra i cacciatori sull’affidabilità meccanica (i clic, la tenuta della rosata) di alcuni marchi di cannocchiali anche blasonati, sia riguardo la capacità di prendere sempre i clic che su quella di mantenere la centratura del reticolo nonostante l’effetto di rinculo e freno di bocca. Prova indiscutibile dei dubbi sui clic è il prosperare anche attuale di accessori costosi come i compensatori di traiettoria, nati proprio per consentire di non mettere mano alle torrette dei clic, di cui evidentemente ci si fida poco. In effetti se montare un’ottica sopra un compensatore di traiettoria è come portare in giro la propria auto su un carro attrezzi perché non ci si fida delle sue ruote, per spendere 1000 euro per una barra esteticamente poco bella e aggiuntiva rispetto all’insieme arma-ottica bisogna proprio che il cannocchiale abbia messo forti dubbi di affidabilità al cacciatore… Del resto, fino a pochissimi anni fa non esistevano ottiche da caccia che associassero affidabilità totale, ottica al top e caratteristiche tipiche da cannocchiale da caccia. Chi voleva tirare lungo e non rinunciare al top delle prestazioni ottiche aveva senso che si cautelasse sull’affidabilità meccanica ricorrendo al compensatore. Pur sapendo che cambiando anche soltanto le palle, il compensatore stesso, studiato necessariamente per una certa palla, diventava inservibile e rendeva quindi inservibile tutto l’insieme arma-ottica.

 

 

Buone notizie! Ora, accanto ai soliti ben noti produttori che continuano a sfornare cannocchiali che mantengono a buon diritto sul mercato i produttori di compensatori, esistono cannocchiali studiati per l’utilizzo moderno, che possono permettersi di garantire affidabilità meccanica totale. E, ottime notizie, non sono solo cannocchiali chiaramente militari, ma anche cannocchiali da caccia.

torretta clic MagnusIl cuore meccanico di una torretta balistica (Leica) di alta qualità, interamente in metallo e dotato di ingranaggi grandi che non ammettono salti di clic.

 

Proponendoci di suggerire le caratteristiche che dovrebbe avere l’ottica per affrontare il tiro lungo, partiamo proprio dalla meccanica. I tiri lunghi, quelli per intenderci sopra i 300 metri, si possono affrontare con qualsiasi calibro ragionevole da caccia, ma preferibilmente richiedono calibri, palle e caratteristiche dell’arma che sottopongono l’ottica a vibrazioni violente, impensabili soltanto venti anni fa, quando è stata progettata la meccanica di molti dei cannocchiali attualmente in commercio.

Soluzioni come l’incastro del tubo interno -quello che porta il reticolo- in quello esterno del cannocchiale, invece della sospensione dello stesso su molle, sono figlie della tecnologia militare e si trovano solo sui prodotti concepiti dalle aziende che hanno lanciato cannocchiali da puntamento di alta qualità più recentemente. La seconda soluzione, nata quando i materiali non erano ancora tanto sicuri rispetto al rischio di spaccarsi per effetto delle forze del rinculo e ancora in uso presso marchi al top, difficilmente può garantire che il reticolo rimanga ugualmente centrato a lungo se si spara con i calibri spinti e il freno di bocca tanto utilizzati oggi.

Cut-Magnus-Range

I cannocchiali da caccia affidabili hanno il tubo interno incastrato in quello esterno, come si vede nel disegno. Impossibile perdere la centratura del reticolo, anche dopo decine di colpi. Questi sono i Magnus di Leica.

 

Se la centratura del reticolo si può in ogni caso verificare di tanto in tanto spendendo un po’ di tempo al poligono, la certezza che il cannocchiale prenda ogni singolo clic che diamo alla torretta al momento del tiro è impossibile averla finchè non vediamo gli effetti del tiro ed è qualcosa di più indispensabile e assoluto in ogni occasione di utilizzo; qui vediamo distinguersi i vari produttori tra i figli della tradizione che ancora montano torrette, anche balistiche, con un meccanismo sottostante pensato quando toccare i clic a caccia era un tabù, e i figli dei tempi moderni che invitano apertamente i cacciatori a fidarsi ciecamente – se così si può dire quando si parla di mirare- della propria torretta balistica. Con buona pace, come abbiamo già detto, dei produttori di compensatori di traiettoria.

Materia noiosa per i più, la meccanica, ce ne rendiamo conto. In due parole possiamo riassumere decretando che oggi, per affrontare il tiro lungo,è possibile e avrebbe senso scegliere un cannocchiale che garantisca assolutamente tanto la tenuta della centratura del reticolo, quanto l’affidabilità di uno come di cento clic, una come mille volte. Questo per quanto riguarda le qualità meccaniche. Leica, Nightforce, Schmidt&Bender sono solo alcuni esempi di marchi che producono cannocchiali meccanicamente ineccepibili.

 

Il diametro del tubo centrale e l’escursione verticale dei clic

 

Il diametro del tubo centrale del cannocchiale ideale per il tiro lungo di caccia è sempre il solito: 30 millimetri, come quello di tutti i normali cannocchiali da puntamento. Diametri del tubo maggiori non servono assolutamente a raccogliere più luce (quello è il compito del gruppo di lenti dell’obiettivo), ma aiutano semmai ad avere una maggiore ampiezza di regolazione del reticolo, la cosiddetta escursione verticale o alzo. Parole di gran moda, nella bizzarra corsa attuale a mettere sul mercato venatorio cannocchiali che permettono regolazioni tali da riuscire ad avere clic sulla torretta balistica per sparare fino a 2 chilometri di distanza (e oltre!). Se vogliamo comunque esagerare e mettere come limite un chilometro, la matematica ci dice che è sufficiente un’escursione massima di 100 centimetri a cento metri di distanza (che sono 10 metri a 1000 metri di distanza) per permetterci di mirare con la maggior parte delle palle possibili fino a un chilometro e oltre. Senza andare a cercare cannocchiali con dimensioni abnormi, con un tubo da 30 millimetri possiamo avere tutta l’escursione verticale necessaria a mirare a qualsiasi distanza venatoriamente concepibile. Con grande vantaggio di peso, ingombro e anche estetico. Senza trascurare la semplicità d’uso tanto cara al cacciatore: avere escursioni di clic inutilmente sovradimensionate comporta torrette con doppi giri o altre complicazioni di cui inevitabilmente è necessario tener conto nel fatidico momento del tiro.

 

I sistemi balistici di mira a lunga distanza

 

Dire che il cannocchiale ideale per il tiro lungo deve avere la torretta balistica è dire un’ovvietà. Naturalmente se si tratta di uno strumento nel quale riporre fiducia totale quanto a rispondenza dei clic, del resto in caso contrario che cannocchiale ideale sarebbe?

Questa torretta sarà semplice e rapida da usare, non deve essere possibile azionarla per sbaglio e quindi avrà un meccanismo di blocco o per lo meno dei clic un po’ resistenti al tocco non intenzionale. Avrà incise delle tacche molto chiaramente comprensibili che indicano ogni singolo clic se l’unità di misura è il centimetro (1 clic = 1cm a 100m di distanza) e magari dei riferimenti che indichino a quanti centimetri di calo della palla a 100 m corrispondono i clic che sto dando se l’unità di misura non è il centimetro (per esempio se lavoro in frazioni di MOA, all’americana). Così non dovremo far conti rispetto alle nostre tabelle balistiche che spiegano di quanti centimetri cala il proiettile all’aumentare della distanza.

Se il cannocchiale è buono, il produttore darà la possibilità di scegliere di avere riferimenti sulla torretta che già riportano le distanze di mira invece dei clic, per essere più comodi, ma è una scelta che sconsigliamo in quanto costringerà a rinunciare a un po’ di precisione, poiché se l’animale è a 330 metri e abbiamo incisi sulla torretta il riferimento dei 300 e dei 350 metri dovremo comunque metterci un po’ di approssimazione al momento di mirare. Mentre se ci affidiamo ai clic l’approssimazione è pressochè nulla, soprattutto se, come consigliamo, scegliamo un prodotto che abbia ogni clic corrispondente a 0,5cm di spostamento del punto d’impatto a 100 metri di distanza. In questo modo anche a 300 metri ogni clic muoverà il reticolo soltanto di 1,5cm (0,5×3 – poiché siamo a 300 metri-), garantendo sempre la massima precisione. Cosa assolutamente molto apprezzabile anche se si vuole usare il cannocchiale al poligono.

 

LRS su blaser

Il Nuovo Leica LRS 6.5-26×56 monta un esempio di torretta balistica ben congegnata: ogni clic corrisponde a 0.5cm di spostamento del reticolo a 100 metri, ma le tacche e i numeri sono in corrispondenza dei centimetri.

In effetti la cosa diventa concettualmente addirittura semplicissima se si possiede un telemetro o binotelemetro Leica di ultima generazione, che trasforma la distanza direttamente in clic per la torretta, in base alla palla utilizzata, oltre che alla temperatura, all’angolo di sito e all’altitudine.

 

 

 

L1010895

Un binotelemetro di alta qualità oggi è uno strumento di precisione assoluta al servizio del cannocchiale cui viene accoppiato.

 

In alternativa alla torretta balistica, o in associazione se si vuol “giocare” con più strumenti, si può utilizzare per affrontare il tiro lungo il sempre valido reticolo balistico, che nelle versioni migliori funziona con riferimenti sotto la croce centrale che corrispondono ad altrettante distanze. Preciso, se l’animale è esattamente alla distanza che corrisponde a uno dei riferimenti, un po’ meno se invece si trova a metà tra due riferimenti. Comunque buono, se si ha un cannocchiale su cui si ripone poca fiducia nei clic e non si vuole ricorrere ad un compensatore di traiettoria, di cui abbiamo parlato sopra. Infatti mirare col reticolo balistico, ovviamente, non presuppone alcun ricorso alle torrette dei clic.

 

Reticolo Magnum Balistico.    Per i grossi calibri, con riferimenti ravvicinati (2cm tra loro a 100m)
Reticolo Magnum Balistico. Per i grossi calibri, con riferimenti ravvicinati (2cm tra loro a 100m)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiudiamo la questione relativa ai sistemi di mira, notando brevemente la scarsa utilità della torretta balistica sui clic orizzontali. L’azione sui clic orizzontali infatti è legata alla presenza di vento. Al poligono, si può valutare il vento con anemometri oppure guardando dove impatta la palla sul bersaglio rispetto a dove si è mirato, cosa evidentemente impossibile a caccia. Tutto aiuta, per carità, ma non potendo ragionevolmente compensare il vento nel tiro di caccia perder tempo anche a dar clic laterali ci sembra veramente un po’ troppo. Oltretutto non guasta ricordare che dotare di torretta balistica i clic laterali implica costi maggiori per acquistare il cannocchiale.

 

 

L’utilità dell’illuminazione del reticolo per il cannocchiale da tiro lungo.

 

Siamo nell’era dei reticoli sottili, sul secondo piano focale, che quindi non si ingrandiscono all’aumentare degli ingrandimenti e non coprono molto spazio sull’animale quando si mira a lunga distanza. Ottimi e insostituibili. Siamo anche nell’era in cui i cannocchiali si tende ad acquistarli con il puntino centrale illuminato, perché quando viene sera si comincia a faticare a vedere il reticolo. Se si parla di cannocchiali pensati per tiri da appostamento medio lunghi, il reticolo illuminato assume un’importanza relativa, legata alle circostanze in cui l’animale dovesse presentarsi la sera tardi e entro gli 80-100 metri. Infatti chiunque abbia pratica di caccia crepuscolare sa che quando è tanto scuro da essere necessario accendere il puntino illuminato, non si riesce materialmente a distinguere l’animale da mirare oltre i 150-200 metri. Per lo stesso ragionamento, diventa assolutamente inutile e piuttosto ridicolo quando invece di essere un puntino è l’intero reticolo balistico ad illuminarsi, salvo che non si voglia vedere l’albero di Natale tutto l’anno dentro il cannocchiale! Se aggiungiamo che un reticolo illuminato di alta qualità grava sul prezzo del cannocchiale per almeno 400 euro, si può concludere che non è un elemento necessario. Per lo stesso ragionamento, diventa assolutamente inutile e piuttosto ridicolo per il nostro utilizzo venatorio quando invece di essere un puntino è l’intero reticolo balistico ad illuminarsi, salvo che non si voglia vedere l’albero di Natale tutto l’anno dentro il cannocchiale da caccia!

 

Le prestazioni ottiche per il tiro a lunga distanza

Qui non è assolutamente il caso di accettare compromessi. Tirare lungo, soprattutto se c’è un minimo di foschia, riflesso, o se comincia a calare la luce esterna, richiede il meglio del meglio che si possa avere dalle lenti di un cannocchiale. Se possiamo spendere, non accontentiamoci!

Prestazioni ottiche significano trasmissione di luce, ma anche lenti in grado di scolpire i contrasti e ridurre a zero le aberrazioni cromatiche.

E’ necessario anche avere le lenti esterne trattate con buoni rivestimenti antiacqua e antisporco, che evitino l’appannamento e consentano di mirare sempre in buone condizioni.

Sceglieremo ingrandimenti massimi che permettano di vedere bene l’animale, senza esagerare, 20 sono già adeguati. Se abbiamo ingrandimenti alti, meglio avere un obiettivo da 50 e meglio ancora da 56mm, che raccoglie tanta luce e assicura un ragionevole campo visivo.

L’ingrandimento minimo ovviamente più basso è e meglio è, per amore di versatilità, ma se vogliamo stare alti con l’ingrandimento massimo e soprattutto se vogliamo che il cannocchiale abbia prestazioni eccellenti su tutto il range di ingrandimento non possiamo esagerare. Se cerchiamo un’ottica per tiro lungo, quando partiamo da 6 va più che bene. Se pretendiamo comunque di partire da ingrandimenti più bassi, senza rinunciare agli alti ingrandimenti massimi, dovremo essere preparati a spendere solo per questo almeno 500 euro in più. Per esempio, se pretendiamo, a parità di qualità ottica, un 4-26 invece di un 6-26 come range di ingrandimenti, pretendiamo qualcosa che richiede sfide costosissime alla produzione. Se un fattore di zoom del genere ha un valore enorme in un’ottica universale, che deve servire contemporaneamente per la cerca, il crepuscolo e il tiro medio-lungo, su un cannocchiale specialista del tiro lungo è decisamente meno importante.

Diamo per scontato che ci sia il correttore di parallasse.

Per concludere, assicuriamoci di avere scelto un cannocchiale che lasci l’occhio in fase di mira ad almeno a 9 centimetri dall’oculare, per evitare, soprattutto coi grossi calibri, di trovarci prima o poi a dover ricorrere al medico per aggiustare lo zigomo. Qui, senza eccezioni, tutte le migliori marche tedesche e austriache hanno fatto un ottimo lavoro.

 

LRS 6-5-26x56

Il nuovissimo LRS 6.5-26×56 di Leica rappresenta la sintesi delle caratteristiche ideali di un cannocchiale da puntamento per tiri lunghi di caccia.

Il prezzo. Per finire. Con ottica al massimo livello, meccanica infallibile, torretta balistica, un cannocchiale ad alti ingrandimenti ideale purtroppo non potrà costare molto meno di 2000 euro. Che è il prezzo del nuovo LRS di Leica. Questo 6.5-26×56, con tubo da 30mm, qualità ottica testata superiore a quella dei prodotti più quotati sul mercato, correttore di parallasse, torretta balistica di serie con un clic=0.5cm a 100 metri, meccanica infallibile sia sui clic che sulla tenuta della rosata, è stato studiato da Leica per rispondere specificamente alle esigenze dei cacciatori di casa nostra. Grazie al reticolo il cui filo copre 3mm a 100m, ci troviamo di fronte a un cannocchiale ideale per il tiro di caccia a lunga distanza, ma eccellente anche per il poligono.

Leica ha voluto concentrarsi sulla funzionalità e sull’eccellenza ottica e meccanica, rinunciando espressamente agli elementi che avrebbero portato utilità nulla o limitata a fronte di importanti aggravi di prezzo, ovvero il fattore di ingrandimento con zoom 6, il reticolo illuminato, la torretta balistica laterale.

Chi l’ha provato ha notato la straordinaria qualità ottica e l’affidabilità assoluta, oltre alla grande semplicità. Crediamo che oggi non esista un cannocchiale da caccia per il tiro a lunga distanza così ben riuscito.

Weidmannsheil!

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