Tutti gli elementi da considerare per orientarsi nella scelta del meglio che un cannocchiale da caccia di selezione possa offrire.

il miglior cannocchiale da caccia di selezione
Il cannocchiale da caccia di selezione montato su un monocolpo basculante, pronto al tiro.
Nota: La presente guida alla scelta del miglior cannocchiale da caccia di selezione è redatta da Leica Sport Optics, che produce cannocchiali da puntamento tra i più apprezzati sul mercato. La guida è quindi di parte, ma le informazioni che seguono sono di valore assoluto e applicabili alla scelta di qualsiasi cannocchiale da puntamento di alta qualità. Nella parte finale indicheremo i motivi per cui riteniamo che il Leica Magnus i 2.4-16×56 BDC sia il miglior cannocchiale da caccia di selezione oggi sul mercato.

INDICE

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione: tutti gli elementi per scegliere.

  1. Qualità meccanica
    • Affidabilità del sistema dei clic
    • Torretta balistica
    • Tenuta della centratura del reticolo
    • Correttore di parallasse
    • Robustezza del tubo principale
  2. Qualità ottica
    • Luminosità
    • Pupilla d’uscita e campo visivo
    • Trattamenti sulla superficie delle lenti
    • Estrazione pupillare e sicurezza
  3. Qualità del reticolo
    • Storia del reticolo – primo e secondo piano focale
    • Il reticolo illuminato
  4. Universalità d’uso
    • Tiro crepuscolare
    • Tiro a lunga distanza
    • Tiro ravvicinato
  5. Servizio di assistenza del produttore
  6. Accessori e dettagli
    • Le finezze di serie
    • Gli optional

Leica Magnus 2.4-16x56i. 10 motivi per cui è il miglior cannocchiale da caccia di selezione al mondo.

Qualità meccanica
1 Clic Infallibili
2 Tenuta della centratura del reticolo
3 Robustezza del tubo principale
Qualità ottica
4 Il trionfo della luce, del comfort e della definizione dell’immagine
5 Il trattamento sulla superficie delle lenti esterne più resistente
Qualità del reticolo
6 il reticolo perfetto per ogni situazione.
7 Universalità d’uso senza confronti e massima sicurezza
Tiro crepuscolare, a lunga distanza, alla cerca ravvicinato
8 Servizio di assistenza del produttore
9 Dettagli e finezze di un cannocchiale straordinario
10 Gli optional

Come scegliere il miglior cannocchiale da caccia di selezione

Cosa intendiamo per cannocchiale da caccia di selezione di alta qualità.

Il cannocchiale da caccia di selezione di alta qualità, o meglio, il miglior cannocchiale da caccia di selezione è quello che offre al cacciatore, contemporaneamente, queste prestazioni:

  1. qualità dell’immagine straordinaria: messa a fuoco perfetta fino ai bordi dell’immagine, contrasti scolpiti, trasmissione di luce virtualmente totale, pupilla d’uscita e campo visivo enormi, colori perfetti, assenza di aberrazioni e riflessi interni.
  2. affidabilità meccanica assoluta: la certezza che l’ottica prenderà sempre ogni clic, e che il reticolo rimarrà perfettamente centrato, anche dopo migliaia di colpi con qualsiasi calibro.
  3. universalità d’uso, possibilità di mirare al meglio in ogni situazione: dalle ultimissime luci della sera al tiro a lunga distanza, a quello ravvicinato nel bosco. Sempre con la massima sicurezza per l’occhio e il viso.
  4. dotazione completa di ogni elemento accessorio utile, dalla torretta balistica robusta e semplice da usare al correttore di parallasse preciso, al reticolo illuminato sottilissimo e nerissimo. Con qualche finezza in più, propria dei prodotti al top.
  5. e se dovesse necessitare un intervento di assistenza da parte del produttore, risposta rapidissima, competente e quasi sempre gratuita.

Qualità ottica, meccanica e del servizio di assistenza al massimo livello, insomma, e universalità d’uso perfetta.

Molte caratteristiche sono facilmente verificabili, con differenze facilmente percepibili, supportate da dati che si trovano sui cataloghi. Molte altre richiedono un confronto sul campo, spesso con riscontri immediati, altre volte con superiorità di prodotto che appaiono chiaramente solo nei momenti difficili, quelli dove le differenze contano. In ogni caso ogni marchio, ogni armiere, e ogni “esperto” dichiarano sempre di consigliare il miglior prodotto possibile… Chi vuole avere gli elementi per farsi un’opinione, potrebbe trovare interessante questa guida.

Come scegliere?

Ecco tutti gli elementi da considerare nella decisione di acquisto, se si ha l’obiettivo di acquistare il massimo che si possa chiedere ad un cannocchiale da puntamento da caccia di selezione.

  1. Qualità meccanica
    • Affidabilità del sistema dei clic
    • Torretta balistica
    • Tenuta della centratura del reticolo
    • Correttore di parallasse
    • Robustezza del tubo principale
  2. Qualità ottica
    • Luminosità
    • Pupilla d’uscita e campo visivo
    • Trattamenti sulla superficie delle lenti
    • Estrazione pupillare e sicurezza
  3. Qualità del reticolo
    • Storia del reticolo – primo e secondo piano focale
    • Il reticolo illuminato
  4. Universalità d’uso
    • Tiro crepuscolare
    • Tiro a lunga distanza
    • Tiro ravvicinato
  5. Servizio di assistenza del produttore
  6. Accessori e dettagli
    • Le finezze di serie
    • Gli optional
Il miglior cannocchiale da caccia di selezione è quello che fa sentire al cacciatore che tutto finirà sempre bene.
Il miglior cannocchiale da caccia di selezione è quello che fa sentire al cacciatore che l’avventura finirà sempre bene.

1. Il miglior cannocchiale da caccia di selezione: la qualità meccanica

La qualità meccanica del cannocchiale è la sua capacità di prendere sempre ogni clic, di mantenere sempre il reticolo centrato, di resistere a sollecitazioni esterne, di azzerare sempre l’errore di parallasse. Il tutto con la massima semplicità.

A. l’affidabilità del sistema dei clic

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione ha il meccanismo dei clic a prova -sostanzialmente- di qualsiasi cosa. Tutti sappiamo che quando si acquista un cannocchiale -e poi ogni volta che si cambia munizione, o che si sposta l’ottica da un arma ad un’altra, o che si desidera per qualsiasi motivo ritarare il cannocchiale stesso sulla carabina- si va al poligono per tirare un primo colpo nel bersaglio; quindi, in base alla distanza dal centro del foro sulla carta, si agisce sulle torrette dei clic per portare il colpo sul centro perfetto.

Ogni clic sposta di un centimetro (ottimale per la caccia di selezione, in quanto semplice e rapido da effettuare e più che buono per consentire precisione anche su lunghe distanze. Clic da mezzo centimetro sono più consigliabili per i tiratori da poligono, perchè garantiscono maggiore precisione, ma è necessario darne il doppio per arrivare alla compensazione voluta, complicando l’operazione) o anche meno, a seconda dei cannocchiali, il reticolo rispetto al punto mirato, a 100 metri di distanza (2cm a 200m e così via). Per ottenere questo risultato, tecnicamente, il clic dato sulla torretta va ad agire su un tubo interno al cannocchiale -posizionato tra la ghiera degli ingrandimenti e le torrette dei clic stesse- che insiste sul bordo interno del tubo principale poggiando su molle. Il reticolo è inciso su una lente posizionata sull’estremità opposta del tubo interno, rispetto a quella delle torrette dei clic, ovvero sotto la ghiera degli ingrandimenti.

La sezione del miglior cannocchiale da caccia di selezione (nella foto il Leica Magnus i), mostra la meccanica dei clic in acciaio 60hrc, con perno in ottone, e il tubo interno in alluminio aeronautico ad alta resistenza su cui, all'estremità destra, poggia la lente con inciso il reticolo illuminabile.
La sezione di un cannocchiale di puntamento di qualità top (nella foto il Leica Magnus i), mostra la meccanica dei clic in acciaio 60hrc, con perno in ottone, e il tubo interno in alluminio aeronautico ad alta resistenza su cui, all’estremità destra, poggia la lente con inciso il reticolo illuminabile.

L’operazione del dare un clic richiede uno spostamento infinitesimo ed estremamente preciso della meccanica interna al cannocchiale, e per questo produce risultati diversi a seconda dei materiali, delle tolleranze costruttive e anche del disegno stesso del sistema dei clic di ogni cannocchiale.

Nella vita di un cannocchiale, il cacciatore ricorrerà ai clic centinaia di volte, mettendo fortemente alla prova la tenuta del sistema meccanico. In generale, quindi il miglior cannocchiale da caccia di selezione deve avere una meccanica dei clic in acciaio o comunque in metallo, impossibile da usurare nel tempo, e disegnata in modo che sia impossibile che il meccanismo si inceppi o possa perdere anche un solo impulso (clic) dato dal movimento delle dita sulla torretta. Non tutti sanno che esistono cannocchiali della fascia di prezzo più alta con disegni meccanici che rendono possibile il salto di uno o più clic, o che fanno largo uso di materie plastiche o di metalli morbidi che tendono a usurarsi nel tempo. la cosa è tanto diffusa che tanti armieri, per assicurarsi che il cannocchiale prenda i clic, hanno imparato col tempo e l’esperienza addirittura a dare venti o trenta clic in una direzione e poi in quella opposta prima di fare una taratura, per evitare che l’ottica non prenda i primi clic. Di solito funziona, dicono…

Due tra i più celebrati cannocchiali da caccia di selezione al mondo, di due marche diverse, mostrano la meccanica dei clic in plastica, a sinistra Swarovski Z6i 2.5-15x56, e in acciaio 60 hrc, a destra Leica Magnus 2.4-16x56 i
Due tra i più celebrati cannocchiali da caccia di selezione al mondo, di due marche diverse e prezzo simile, mostrano la meccanica dei clic in plastica, a sinistra, e in acciaio 60 hrc, a destra.

B. La torretta balistica

Ogni buon cannocchiale da caccia di selezione ha la torretta balistica, che consente di compensare la caduta del proiettile agendo sul sistema meccanico del clic del cannocchiale stesso, ed offre quindi un aiuto importante per affrontare con rapidità, precisione ed efficienza il tiro a lunga distanza. Nei cannocchiali da tiro sportivo, spesso la torretta balistica è presente sia in verticale (alzo) che in orizzontale (deriva), e in quelli più tattici è anche inutilmente (per la caccia) sovradimensionata e pesante; ma a caccia serve rapidità e contenimento delle dimensioni e dei pesi e quindi la compensazione in deriva non equipaggia i cannocchiali da caccia, e la torretta balistica del cannocchiale da caccia è poco più grande di quella normale. Naturalmente ogni cacciatore può inventare facilmente una torretta balistica dove non è presente, semplicemente togliendo il coperchio della torretta dei clic e agendo su questa. La torretta balistica, infatti, non è altro che la torretta dei clic con la parte superiore dotata di riferimenti in termini di distanza di tiro o di numero di clic, e spesso di meccanismo di blocco e sblocco e con lo stop sullo zero per evitare di spostare la meccanica o di andare oltre lo zero inavvertitamente.

La torretta balistica verticale di un cannocchiale da caccia di selezione tra i migliori al mondo, tutta in metallo, con i riferimenti per ciascun clic e la ghiera di blocco e sblocco. Quella dei clic orizzontali, con i riferimenti di un clic=1cm a 100m, la direzione di taratura, e la ghiera con i riferimenti per poter memorizzare lo zero dopo la taratura.
La torretta balistica verticale di un cannocchiale da caccia di selezione tra i migliori al mondo, tutta in metallo, con i riferimenti per ciascun clic e la ghiera di blocco e sblocco. Quella dei clic orizzontali, con i riferimenti di un clic=1cm a 100m, la direzione di taratura, e la ghiera con i riferimenti per poter memorizzare lo zero dopo la taratura.

La miglior torretta balistica è semplice da usare, ha una meccanica sottostante infallibile, è anch’essa di metallo per prevenirne l’usura, è di dimensioni contenute e offre di serie la possibilità di scegliere tra riferimenti in clic e riferimenti in termini di distanze da compensare. I secondi sono più immediati, in quanto qualsiasi telemetro indica la distanza, che poi è facilissimo andare a ritrovare sulla torretta. I primi tuttavia sono più precisi per il tiro a lunga distanza, perchè indicati ad intervalli di un solo clic, e assoluti, in quanto cambiando arma o munizione non è necessario cambiare il riferimento. Ricordiamo che i migliori telemetri e binotelemetri, oggi, possono essere impostati con una APP via bluetooth in modo da trasformare distanza, angolo, altitudine e temperatura direttamente in clic da dare alla torretta balistica, senza perdere tempo.

15 clic verso l'alto (Up). Questo si legge sul display del binotelemetro, dopo aver premuto il pulsante di misurazione verso il camoscio. Al momento del tiro di caccia, non si deve pensare alla distanza o ad altri parametri, si danno 15 clic alla torretta balistica del cannocchiale e si spara.
15 clic verso l’alto (Up). Questo si legge sul display del binotelemetro, dopo aver premuto il pulsante di misurazione verso il camoscio. Al momento del tiro di caccia, non si deve pensare alla distanza o ad altri parametri, si danno 15 clic alla torretta balistica del cannocchiale e si spara.

C. La tenuta della centratura del reticolo

Il cannocchiale da caccia di selezione si è sviluppato tecnicamente in decenni in cui da una parte i calibri venatori non hanno mai costituito sfide rilevanti alla tenuta della centratura del reticolo, e dall’altra i materiali a disposizione suggerivano di non stressare troppo l’insieme rispetto alle sollecitazioni comunque portate dall’esplosione di ogni colpo.

Questo ha portato i migliori produttori a creare prodotti con meccanismi di ammortizzazione interna al cannocchiale, piuttosto che a sistemi monopezzo, che sono rimasti nella filosofia costruttiva fino ai giorni nostri. Ancora oggi vengono prodotti cannocchiali da caccia della fascia di qualità più alta in cui il tubo interno dove poggia il reticolo è sospeso su molle in appoggio al tubo esterno non solo sotto le torrette, ma anche dalla parte dell’oculare, un sistema che entra in crisi quando le vibrazioni legate al tiro sono superiori a quelle che l’insieme può tollerare.

Oggi infatti i calibri magnum, le ricariche spinte, più di tutto le terribili vibrazioni causate dai freni di bocca mettono in crisi questo approccio conservativo. Rosate non ottimali, reticoli starati dopo alcuni o poche decine di tiri si spiegano con sollecitazioni meccaniche che richiedono una coesione granitica tra il tubo esterno e quello interno del cannocchiale, cosa peraltro facilmente ottenibile senza rischi di rotture con le leghe metalliche e i macchinari oggi a disposizione dei costruttori. I cannocchiali di uso militare sono costruiti così da decenni, e anche quelli da caccia dei costruttori più avveduti seguono oggi questo approccio, con evidenti risultati in termini di affidabilità.

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione ha il tubo interno incastrato in quello esterno ed è costruito con materiali di primordine, che permettono di garantire rosate perfette negli anni, a prova di ogni sollecitazione e di qualsiasi calibro. Certamente, ha senso verificare la taratura una volta l’anno o ogni volta che si teme di aver dato un urto rilevante al sistema arma-attacco-ottica, perchè l’urto può danneggiare o spostare elementi dell’insieme che portano a perdere la centratura del tiro. Ma un’ottica di qualità top, da caccia, oggi deve e può garantire per parte sua rosate ineccepibili, per anni e anni.

il tubo interno del Leica Magnus 2.4-16x56 miglior cannocchiale da caccia di selezione garantisce la centratura del reticolo per il fatto di essere costruito con materiali al top e di essere incastrato tra il tubo esterno e il sistema costruttivo dell'oculare.
il tubo interno del miglior cannocchiale da caccia di selezione garantisce la centratura del reticolo per il fatto di essere costruito con materiali al top e di essere incastrato tra il tubo esterno e il sistema costruttivo dell’oculare.

D. Correttore di parallasse

Il correttore di parallasse consente al cacciatore di mirare in ogni situazione senza possibilità di errori di tiro dovuti all’errore di parallasse.

A questo link è descritto in dettaglio cosa sia l’errore di parallasse, che effetti può avere sul tiro di caccia, come viene risolto dal correttore di parallasse nei migliori cannocchiali da puntamento.

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione è dotato di correttore di parallasse sulla torretta laterale sinistra (non sull’obiettivo, dove è più scomodo da usare e impedisce il funzionamento dell’ottica se si collega un clip on notturno o termico). Riporta sulla ghiera riferimenti affidabili che aiutano a posizionarla sulla distanza di mira, in modo da eliminare sempre l’errore di parallasse.

Il correttore di parallasse, con la distanza minima di correzione a 50 metri, e la ghiera che va in crescendo.
Il correttore di parallasse, con la distanza minima di correzione a 50 metri, e la ghiera che va in crescendo.


E. Robustezza del tubo principale

Il tubo nero opaco, che dalla campana dell’obiettivo fino all’oculare caratterizza l’esterno dei cannocchiali da puntamento, sembra sempre più o meno uguale, a prescindere dalla qualità e dal prezzo dello strumento.

Nei cannocchiali moderni, è costituito da uno (nei migliori) o più pezzi di lega di alluminio, anodizzato per conferire stabilità alla lega e resistenza a graffi e usura. Può essere con sezione circolare, nel caso di cannocchiali da montare con i due anelli, o a sezione circolare con slitta sottostante, per montare i cannocchiali con attacco a slitta, o scina.

Può avere diametro da 2.54 mm (un pollice), 30, 34 o 36 mm. Il diverso diametro del tubo è dovuto ad usanze (a parte i primissimi europei, quello da un pollice è tipico dei cannocchiali americani degli anni 90-2000) o alla necessità di avere a disposizione molta escursione soprattutto verticale per compensare la caduta del proiettile in tiri a distanze lunghissime. Per tirare a distanze fino a venatoriamente esagerate è assolutamente ottimale il tubo da 30mm, che per questo motivo si è affermato come misura vincente nel rapporto ingombro/prestazioni. Avere un diametro del tubo maggiore può servire ad avere un maggior spessore del metallo del tubo e dare maggiore robustezza, ma NON SERVE ASSOLUTAMENTE AD AUMENTARE LA TRASMISSIONE DI LUCE del cannocchiale, in quanto la luce raccolta dall’obiettivo arriva al primo piano focale sotto le torrette dei clic raccolta in forma di cono che non tocca i bordi del cannocchiale stesso. Il tubo da 36mm quindi è assolutamente inutile in termini di benefici di alcun genere, mentre quello da 34 mm offre – a fronte di un ingombro ancora ragionevole- un’escursione verticale dei clic tale da aiutare l’armiere poco esperto a fare un montaggio facile di un’ottica per il tiro a lunga e lunghissima distanza.

Il percorso della luce, in verde, nell'architettura ottica di un cannocchiale da puntamento Leica a ingrandimenti variabili, con a destra le lenti dell'oculare, al centro quelle che presiedono allo zoom e all'inversione dell'immagine, a sinistra quelle dell'obiettivo. La luce si raccoglie dall'obiettivo in un punto piccolissimo, senza toccare i bordi del tubo, le cui dimensioni sono quindi ininfluenti rispetto alla trasmissione di luce dell'ottica stessa.
Il percorso della luce, in verde, nell’architettura ottica di un cannocchiale da puntamento a ingrandimenti variabili, con a destra le lenti dell’oculare, al centro quelle che presiedono allo zoom e all’inversione dell’immagine, a sinistra quelle dell’obiettivo. La luce si raccoglie dall’obiettivo in un punto piccolissimo, senza toccare i bordi del tubo, le cui dimensioni sono quindi ininfluenti rispetto alla trasmissione di luce dell’ottica stessa.

Il tubo contiene tutta la meccanica, l’ottica, l’elettronica e il reticolo del cannocchiale, e deve sostenere la pressione e le possibili torsioni degli anelli nel montaggio, quella delle vibrazioni dell’arma al momento di ogni tiro, e i grandi e piccoli urti che uno strumento così esposto riceve nell’azione di caccia, o anche nelle cadute domestiche.

Un fase della lavorazione esterna del tubo principale, monopezzo ricavato dalla barra piena di alluminio aeronautico, di un cannocchiale da caccia di alta qualità, prima dell'anodizzazione che lo renderà nero.
Un fase della lavorazione esterna del tubo principale, monopezzo ricavato dalla barra piena di alluminio aeronautico, di un cannocchiale da caccia di alta qualità, prima dell’anodizzazione che lo renderà nero.

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione ha il tubo principale da 30mm di un pezzo solo, ricavato dal pieno di una barra di alluminio aeronautico, costruito con tolleranze minime e precisione assoluta, e con uno spessore significativo, sufficiente a sostenere le torsioni e la pressione del montaggio ad anelli.

2. Il miglior cannocchiale da caccia di selezione: la qualità ottica

La qualità ottica definisce la capacità del cannocchiale di permettere all’occhio di distinguere l’animale in modo ottimale per il tiro -in generale e soprattutto in condizioni di luce precaria-, ma anche l’immediatezza di acquisizione del bersaglio, la capacità delle lenti di impedire l’aderenza di acqua e sporco, la distanza di sicurezza dell’occhio per preservare fronte e zigomi.


A. La luminosità

Quando si osserva attraverso un cannocchiale da caccia, ci sono vari elementi che mostrano all’occhio più o meno esperto le prestazioni ottiche del prodotto. Rimandando a un paragrafo successivo la questione reticolo, quanto all’immagine è facile per tutti notare in un cannocchiale eccellente la nitidezza al centro come ai bordi, la messa a fuoco perfetta, la fedeltà dei colori, l’assenza di riflessi innaturali. Un occhio più esperto saprà anche cogliere, in condizioni di luce scarsa, il livello di trasmissione di luce e di definizione dei contrasti per mirare al limite della notte, e l’ampio campo visivo. Chi se ne intende davvero noterà, anche in una prova sommaria in armeria, l’ampiezza della pupilla d’uscita che offre luce, rapidità di acquisizione del bersaglio e ritarda l’affaticamento dell’occhio, e apprezzerà la grande estrazione pupillare, ovvero la lunga distanza ottimale dell’occhio per mirare, che preserva da rischi di ferite allo zigomo e all’arcata sopraccigliare.

Arriva la sera, il momento della verità per la qualità ottica del cannocchiale
Arriva la sera, il momento della verità per la qualità ottica del cannocchiale

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione offre al cacciatore un’immagine ingrandita con la stessa luminosità che l’occhio nudo percepisce nell’ambiente esterno, e con i contrasti scolpiti, ovvero con la sagoma dell’animale che si stacca nettamente e perfettamente dall’ambiente circostante. Ciò è frutto di lenti con vetro di altissima qualità lavorato con tolleranze da un decimillesimo di millimetro, che permettono all’immagine di evitare qualsiasi difetto, soprattutto in termini di aberrazione cromatica, che è quella che determina grandi o piccoli aloni che tolgono definizione tra la figura e il suo ambiente, e fanno sì che la prima si perda nel secondo quando comincia a diminuire la luce esterna. E’ frutto anche di trattamenti chimici su ogni lente interna, almeno 5 sovrapposti, spessi una frazione infima di millimetro, che da una parte eliminano ogni dispersione interna della luce (e quindi sensazioni di riflessi interni al cannocchiale), dall’altra permettono a quasi tutta la luce di arrivare all’occhio (trasmissione di luce).

La cosiddetta luminosità del miglior cannocchiale da caccia è quindi frutto di un mix i cui i quattro fattori UGUALMENTE IMPORTANTI sono la trasmissione di luce superiore al 90% (ovvero quanta della luce che entra dall’obiettivo, arriva all’occhio di chi mira, che sia 92 o 95% cambia nulla, per quello che percepisce l’occhio umano), il contrasto scolpito tra l’animale e lo sfondo (ovvero quanto è perfetta la nitidezza dell’immagine), l’assenza di riflessi interni all’ottica, e l’ampiezza dello spazio utile all’occhio per mirare, detta pupilla d’uscita, di cui ci occupiamo nel paragrafo seguente.

In condizioni di luce scarsa, il miglior cannocchiale da caccia- il Leica Magnus 2.4-16x56 - offre luminosità pari a quella percepita nell'ambiente a occhio nudo, contrasti perfetti e sagoma dell'animale che si stacca dallo sfondo, immagine perfetta e senza riflessi fino ai bordi del campo visivo, come se tra l'occhio e l'animale non ci fosse nulla.
In condizioni di luce scarsa, il miglior cannocchiale offre luminosità pari a quella percepita nell’ambiente a occhio nudo, contrasti perfetti e sagoma dell’animale che si stacca dallo sfondo, immagine perfetta e senza riflessi fino ai bordi del campo visivo, come se tra l’occhio e l’animale non ci fosse nulla. Foto A.Cavaglià, Leica Magnus 2.4-16×56 i

B. Pupilla d’uscita e campo visivo

La pupilla d’uscita è lo spazio utile all’occhio umano per mirare all’interno del cannocchiale. Sui cataloghi si legge il suo diametro, in millimetri. Chi da per scontato che sia grande quanto la lente oculare, per ricredersi basta che osservi attraverso l’ottica tenendola a circa 50 centimetri dall’occhio. Vedrà un grande cerchio nero, con all’interno un piccolo cerchio di luce bianca, che è la pupilla d’uscita del cannocchiale all’ingrandimento prescelto.

Nel binocolo, questa grandezza prescinde dalla qualità dello strumento e il suo diametro in millimetri è semplicemente una funzione matematica (diametro obiettivo/ingrandimento).

Nel cannocchiale da puntamento, invece, la pupilla d’uscita dipende dalla qualità dell’architettura ottica, ovvero dal genio del progettista, e varia enormemente da prodotto a prodotto, anche e sorprendentemente nel confronto tra prodotti di prezzo -al top- simile.

Due cannocchiali top di gamma di due dei migliori produttori al mondo, con prezzo oltre i 3000 euro; a sinistra Leica Magnus 2.4-16x56, a destra Swarovski Z8 2.3-18x56. La pupilla d'uscita del prodotto a sinistra, nonostante il leggermente maggior ingrandimento che dovrebbe penalizzarlo, ha il diametro del 53% più grande rispetto a quella del prodotto a destra.
La variabilità delle dimensioni della pupilla d’uscita. Due cannocchiali top di gamma di due dei migliori produttori al mondo, con prezzo oltre i 3000 euro; a sinistra 2.4×56, a destra 2.3×56. La pupilla d’uscita del prodotto a sinistra 12.4mm, nonostante il leggermente maggior ingrandimento che dovrebbe penalizzarlo, ha il diametro del 53% più grande rispetto a quella del prodotto a destra, 8.1mm.

La pupilla d’uscita, con la sua grande variabilità tra i diversi modelli, è un fattore importantissimo nella scelta di un cannocchiale da caccia, perché le sue dimensioni determinano la resistenza all’affaticamento dell’occhio in fase di mira, la rapidità di acquisizione del bersaglio mirando in velocità, e la pulizia dell’immagine senza vignettature. Più è grande, meno si affatica l’occhio soprattutto quando la pupilla è dilatata all’alba e al tramonto, meglio si mira in stoccata, meglio si trova l’occhio stesso a mirare senza costrizioni di vignettatura.

La luce riflessa dalla pupilla d'uscita del Leica Magnus i nell'occhio che mira. Quando la pupilla è dilatata dalla poca luce crepuscolare, o quando si deve mirare in stoccata ad un animale in movimento, avere un cannocchiale che offre uno spazio utile (pupilla d'uscita) più ampio possibile costituisce un elemento di importanza assoluta.
La luce riflessa dalla pupilla d’uscita del Leica Magnus i nell’occhio che mira. Quando la pupilla è dilatata dalla poca luce crepuscolare, o quando si deve mirare in stoccata ad un animale in movimento, avere un cannocchiale che offre uno spazio utile (pupilla d’uscita) più ampio possibile costituisce un elemento di importanza assoluta.

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione ha una pupilla d’uscita molto grande, che consente di mirare rapidamente in ogni situazione, e soprattutto senza affaticare l’occhio in condizioni di luce scarsa.

Il campo visivo è la porzione di spazio inquadrata dal cannocchiale, si indica sui cataloghi in metri inquadrati orizzontalmente a 100 metri di distanza, ed è estremamente rilevante nei cannocchiali dedicati alla caccia in braccata, dove si mira di stoccata con entrambi gli occhi aperti. Nei cannocchiali da caccia di selezione è importante soprattutto al minimo ingrandimento, che si adotta nella caccia alla cerca nel bosco e in generale per i tiri ravvicinati. Il miglior cannocchiale da caccia di selezione quindi ha ingrandimento minimo basso, per poter offrire un ottimo campo visivo quando si mira da vicino, come vedremo nei paragrafi dedicati alla universalità del miglior cannocchiale da caccia di selezione.


C. Trattamenti sulla superficie delle lenti esterne

Le lenti esterne di un cannocchiale da puntamento possono essere protette contro acqua e sporco durante l’azione di caccia con le cosiddette cuffie o tappi che i costruttori offrono di serie. O con accessori elastici in neoprene che coprono l’intero cannocchiale. Questo perché al momento del tiro devono essere pulite, altrimenti non si riesce a mirare e l’animale se ne va.

Tenere le cuffie sulle lenti porta a una perdita di tempo al momento del tiro. Per questo motivo, spesso a caccia l’ottica si tiene con le lenti scoperte. La protezione contro gli urti è offerta dal tubo esterno, che a entrambe le estremità del cannocchiale si prolunga oltre la superficie della lente.

Quella contro polvere, acqua e poi elementi peggiori come la resina invece non esiste. O meglio, esiste presso tutti i migliori produttori, in termini di una patina sottilissima di rivestimento chimico delle lenti esterne, che impedisce all’acqua e allo sporco di aderire e appiccicarsi. Serve sostanzialmente a evitare di non riuscire a mirare quando piove, raccogliendo l’acqua in gocce che permettono di intravedere reticolo e bersaglio se serve un tiro rapido, e rendendo più agevole la pulizia dell’ottica.

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione è totalmente impermeabile all’interno (non si appanna mai per decenni sulle lenti interne) e ha le lenti esterne dotate di trattamenti antisporco resistenti ai graffi e a centinaia di passaggi con il panno di pulizia, che rendono agevole la pulizia con un panno quando è necessario.

L'effetto del trattamento antisporco su un binocolo di alta qualità Leica Noctivid. Sulla lente destra è presente, sulla sinistra no.
L’effetto del trattamento antisporco su un binocolo di alta qualità. Sulla lente destra è presente, sulla sinistra no.


D. Estrazione pupillare e sicurezza

L’estrazione pupillare, o distanza della pupilla d’uscita come si legge sui cataloghi, è la distanza ottimale della pupilla umana dall’oculare. E’ la distanza alla quale si vede perfettamente tutta l’immagine di ciò che si mira, senza bordi neri (vignettatura). Più è grande questa distanza, minore sarà soprattutto il rischio di ricevere bruscamente il cannocchiale sullo zigomo o sulla fronte per effetto di un tiro con appoggio precario. Ci sono cannocchiali che offrono distanza della pupilla variabile a seconda dell’ingrandimento, particolarmente pericolosi.

E’ un elemento di sicurezza fondamentale. In combinazione con pupilla d’uscita e campo visivo particolarmente ampi, l’estrazione pupillare grande consente di mirare con grande rapidità e comfort, tenendosi a distanza dall’ottica.

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione ha la distanza della pupilla d’uscita, o estrazione pupillare, nell’ordine dei 9 centimetri dall’occhio, a qualsiasi ingrandimento, garanzia di grande sicurezza per chi mira.

Portare gli occhiali e sapere che la distanza ottimale dell'occhio dall'oculare è ampia non ha prezzo.
Portare gli occhiali e sapere che la distanza ottimale dell’occhio dall’oculare è ampia non ha prezzo. Foto A. Cavaglià

3. Il miglior cannocchiale da caccia di selezione: la qualità del reticolo

Il reticolo è il cuore del cannocchiale da caccia, è anche il suo biglietto da visita più immediato verso chi accosta l’occhio allo strumento per la prima volta. Sottile, definito, illuminato alla perfezione, ecco il reticolo di alta qualità.

A. Storia del reticolo – primo e secondo piano focale

Il reticolo, una volta, al tempo dei cannocchiali a ingrandimento fisso senza illuminazione, era rappresentato da due fili metallici incrociati e sospesi all’interno dell’ottica, posizionati in un punto interno ben preciso chiamato piano focale, all’interno del tubo e sotto la torretta dei clic, in cui risultavano a fuoco contemporaneamente reticolo e animale mirato. Con l’avvento degli ingrandimenti variabili, inizialmente e fino a 20 anni fa si è preferito mantenere il reticolo nella stessa posizione, chiamata così primo piano focale, una posizione in cui reticolo e animale mirato si ingrandivano in modo proporzionale. Reticoli ingombranti che infastidiscono chi mira perchè coprono l’animale nel tiro a media e soprattutto lunga distanza. Reticoli tuttavia sensati, sapendo che la tecnologia di allora non era in grado di offrire affidabilità e precisione con reticoli posizionati invece tra l’occhio e la ghiera degli ingrandimenti, ovvero sul secondo piano focale (chiamato così perchè è il secondo punto in cui l’immagine è perfettamente a fuoco dentro il cannocchiale, nel suo tragitto verso l’occhio umano), che offrivano sì l’enorme vantaggio di essere sottili (essendo tra occhio e ingrandimenti non vegono ingranditi muovendo la ghiera dello zoom), ma erano anche molto lontani dalle torrette dei clic che ne determinavano i micromovimenti. Allora i telemetri erano agli albori della loro presenza nello zaino del cacciatore, e i reticoli che si ingrandivano proporzionalmente all’aumentare dello zoom del cannocchiale offrivano anche la possibilità di calcolare grossolanamente la distanza.

Da ben oltre un decennio il reticolo sul primo piano focale a caccia è semplicemente obsoleto: anche le ottiche cinesi adottano reticoli sul secondo piano focale affidabili e d’altra parte la distanza oggi si misura, con precisione, col telemetro. Il reticolo sul primo piano focale trova la sua giustificazione in campo sniper o tiro sportivo, dove il “lavorare” in coppia con un’osservatore o a distanze multiple premia la proporzionalità negli ingrandimenti di reticolo e soggetto mirato, soprattutto se si usano reticoli balistici.

Oggi quindi il reticolo da caccia è sul secondo piano focale, e da quando esiste la tecnologia per illuminare il puntino centrale, è anche necessariamente inciso su una lente di vetro, che ospita anche il sistema necessario a ricevere la luce che dalla sorgente viene specchiata a riempire esattamente il puntino centrale.

Il reticolo sottile nero, ben definito, sul secondo piano focale del Leica Magnus i non copre l'animale e, quando fosse tanto scuro da non riuscire a distinguerlo bene, c'è il puntino illuminabile micrometricamente ad aiutare il posizionamento della croce sull'animale.
Il reticolo 4A sottile nero, ben definito, sul secondo piano focale non copre l’animale e, quando fosse tanto buio da non riuscire a distinguerlo bene, c’è il puntino illuminabile micrometricamente ad aiutare il posizionamento della croce sull’animale.

Se il cannocchiale ha una torretta balistica e un sistema di clic affidabile (abbiamo visto che non è scontato), l’utilizzo di reticoli balistici diventa inutile. Coprono il bersaglio, riempiono il campo visivo, e le distanze tra un riferimento e l’altro costringono a compromessi di mira maggiori di quanto non facciano i clic della torretta balistica.

Il reticolo da caccia migliore è la classica croce tedesca denominata 4A, molto sottile, sul secondo piano focale, quella che ha le estremità laterali e quella inferiore un po’ più spesse, e la croce centrale (filo) ampia e molto fine. Così il reticolo non copre l’animale al momento del tiro, e quando c’è pochissima luce e lo si vede poco subentra il puntino illuminabile microscopico a mostrare all’occhio dov’è il centro della croce. Il reticolo deve essere nero, ce ne sono parecchi che sono di colore grigio o metallico, la differenza quando si mira è evidente.

B. L’illuminazione del reticolo

Il puntino illuminabile al centro del miglior reticolo 4A deve essere piccolo, molto piccolo, al limite dell’invisibilità quando è spento. Perchè quando è spento non serve, quando è acceso deve limitarsi a indicare, con discrezione, il centro della croce, senza abbagliare chi mira. Deve essere un piccolissimo cerchio perfetto senza sbavature o riflessi, arancione o rosso, con possibilità di regolare l’intensità in svariati livelli diversi, divisi tra giorno e notte per quando si caccia in braccata o alla cerca controsole rispetto a quando si caccia al limite della notte, o di notte con un visore clip on applicato all’obiettivo del cannocchiale. Deve spegnersi da solo quando si tiene la carabina verticale, e riaccendersi automaticamente quando la si riporta orizzontale, naturalmente prima di arrivare in posizione di mira, e neanche su questo i migliori marchi si comportano allo stesso modo.

Il puntino centrale deve essere piccolissimo, e quando lo si accende deve essere definito perfettamente, senza riflessi. Questo è del Leica Magnus i.
Il puntino centrale deve essere piccolissimo, e quando lo si accende deve essere definito perfettamente, senza riflessi

Non ha alcun senso illuminare altro che il puntino centrale, per esempio tutta la croce, perchè ciò non aggiunge nulla alla capacità di mirare e riempie il campo visivo di elementi illuminati inutili.

4. Il miglior cannocchiale da caccia di selezione: l‘universalità d’uso

La situazione in cui si arriva al tiro, a caccia di selezione, -fortunatamente aggiungerei- spesso è imprevedibile. Si parte per raggiungere una postazione per tiri a lunga distanza, e si incontra l’animale giusto a pochi metri nella foresta; si pensa al camoscio da avvicinare per tutta la mattina, e si finisce a tirare quasi a buio al cervo che non ci si aspettava…

Vediamo di seguito quali sono gli elementi che caratterizzano un cannocchiale come ideale per affrontare le diverse situazioni della caccia di selezione, e come sia possibile averli tutti raccolti, al massimo livello, nello stesso strumento.

Quando si ha uno strumento otticamente eccelso e meccanicamente infallibile, perchè sia anche il migliore deve consentire di mirare al meglio in ogni situazione di caccia. Deve essere universale.


A. tiro crepuscolare

Alle primissime luci dell’alba, o alle ultime prima del buio, ma anche in giornate scure o con foschia, o pioggia, al cannocchiale si chiede luce. Serve un obiettivo grande, il diametro da 56mm è l’ideale per evitare di avere cannocchiali mostruosamente grandi. Qui si apprezza il massimo della qualità delle lenti, ma anche la grande pupilla d’uscita, che consente alla pupilla umana di mirare senza affaticarsi. L’ingrandimento deve potersi tenere su un livello basso, quando è quasi buio avere ingrandimento 3 invece che 6, sullo stesso strumento, permette di posizionare la croce del reticolo invece di brancolare nel buio. Quindi, l’ingrandimento di partenza deve essere basso, più basso possibile. A 2.5x si spara bene anche a 100 metri di distanza, quella alla quale appare il nostro cervo mentre stiamo già pensando di prendere lo zaino e tornare a casa.. E’ in queste condizioni che si apprezza la qualità dell’illuminazione del microscopico puntino al centro del reticolo, e che si capisce perchè sia ridicolo illuminare tutti i riferimenti di un reticolo balistico. Il punto deve essere appena appena percepibile, ma perfettamente definito. Tanto lievemente illuminato, che se si tiene il livello di illuminazione ideale per il limite della notte, osservandolo di giorno deve sembrare spento.

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione per il tiro crepuscolare ha ingrandimento variabile che parte da 2-3x, obiettivo da 56mm e lenti di qualità eccelsa. Pupilla d’uscita enorme e reticolo illuminato microscopico, con altissima definizione e microregolabilità.

La confidenza di poter già cacciare appena albeggia si forma nella nostra mente solo quando abbiamo a che fare un un'ottica luminosissima, come il Leica Magnus i. Foto A. Cavaglià.
La confidenza di poter già cacciare appena albeggia si forma nella nostra mente solo quando abbiamo a che fare un un’ottica luminosissima. Foto A. Cavaglià.


B. tiro a lunga distanza

Lunga distanza oggi, a caccia, se il cacciatore è tecnicamente competente e allenato, e se i suoi mezzi sono al top, può significare tirare molto, molto lontano. Partiamo dal presupposto che il tiro perfetto è quello che si fa dopo un fantastico avvicinamento, dall’assunto che tirare lungo significa mille incognite con il vento al primo posto, dai limiti di legge che in vari luoghi vietano di sparare a più di 300 metri, ma soprattutto dal buon senso. Va anche considerato che un cacciatore dotato del meglio della tecnologia, e della conoscenza approfondita dei propri mezzi, allenato, tira con maggior precisione a 500 metri di quanto non sia in grado di fare un cacciatore medio a 200 metri. Detto questo, per tirare con un cannocchiale a queste distanze di centinaia di metri al serve prima di tutto una straordinaria nitidezza nell’immagine, ovvero le lenti migliori possibili, con contrasti scolpiti. L’obiettivo grande da 56mm è utile perchè è determinante nel produrre una grande pupilla d’uscita, che consente di mirare senza affaticare subito la vista. Non è indispensabile, perchè mirare a lunga distanza richiede anche ingrandimenti alti, e con ingrandimenti alti è tecnicamente impossibile distinguere l’animale al limite della notte. Quanti ingrandimenti? Se pensiamo che -esagerando- a 600 metri di distanza con ingrandimento 15x si mira come se ad occhio nudo l’animale fosse a 40 metri (600:15), possiamo concludere che anche per tiri oltraggiosi 15 ingrandimenti sono più che sufficienti. Anche perchè permettono di partire da ingrandimento minimo intorno ai 2,5x, perfetto per la caccia crepuscolare e per quella alla cerca con tiro ravvicinato. Il reticolo deve essere sottile, quindi sul secondo piano focale, per non coprire l’animale quando si mira a lunga distanza, e deve essere nero, senza riflessi che disturbano nella mira. Se si dispone di un’ottica affidabile nei clic, è inutile utilizzare un reticolo balistico, che riempie il campo visivo maggiormente di una classica croce ed è sempre più approssimativo nella precisione rispetto ad una torretta balistica. Tra le varie croci possibili, si afferma per costruzione e compromesso tra spazio lasciato al filo sottile rispetto ai riferimenti più ampi della barra ai lati la classica croce tedesca 4A, che ha le due barre laterali e quella inferiore a corollario della croce centrale sottile (filo). Lo spessore ideale del filo centrale per tirare bene a lunga distanza senza coprire il target è nell’ordine dei 2-5 millimetri a 100 metri di distanza, a ingrandimento 15x. Tiro lungo oggi significa torretta balistica, che presuppone una meccanica dei clic sottostanti perfetta e affidabile nel lungo periodo, anche dopo migliaia di movimenti. La cura nei materiali (acciaio 60hrc su tutti) è qui fondamentale. Oggi sul cannocchiale da caccia di selezione si afferma il clic che corrisponde allo spostamento del reticolo sul target di 1 centimetro a 100 metri, proporzionalmente quindi a distanze superiori; il 4° di MOA (7mm) e il 6° di MOA (0.5mm) danno maggior precisione grazie allo scarto minore sulla lunga distanza, a fronte però della maggiore complessità di dare un maggior numero di clic alla torretta. La torretta balistica deve essere semplice da usare e deve mostrare chiaramente i riferimenti legati al numero di clic da dare per compensare la caduta del proiettile. Aiuta avere un sistema di blocco e sblocco per evitare il movimento accidentale, e lo stop a zero per sentire con le dita se la torretta è a zero, senza dover guardare. Offrire gratis ai clienti una serie di ghiere con premarcate le distanze corrispondenti ai clic, per vari calibri, è una finezza dei migliori produttori pensata soprattutto per chi antepone la semplicità alla massima precisione. Sempre in termini di meccanica, considerando che le ricariche dei calibri magnum, combinate con il freno di bocca, producono vibrazioni che mettono a durissima prova la centratura del reticolo, per garantire la necessaria tenuta perfetta della centratura del reticolo che determina la precisione a lunga distanza è fondamentale che la meccanica interna al cannocchiale sia robustissima, con il tubo interno sui cui posa il reticolo incastrato in modo inamovibile nel tubo esterno. Come si può sapere se un cannocchiale soddisfa queste caratteristiche di robustezza? Basta chiedere ai produttori, non accontentandosi di una risposta affermativa, ma aspettandosi di vedere i disegni della costruzione interna e le indicazioni sui materiali utilizzati. La precisione del tiro a lunga distanza non può prescindere dalla eliminazione dell’errore di parallasse, che i cannocchiali assicurano con una ghiera posizionata sul lato sinistro, all’altezza delle torrette, e a volte integrata a quella della regolazione dell’intensità luminosa del reticolo. Soprattutto con grossi calibri e rinculo importante, la distanza della pupilla, o estrazione pupillare, ovvero la distanza ottimale dell’occhio dall’ottica deve essere grande (9-10cm a qualsiasi ingrandimento), per evitare di ferire il viso se il calcio scivola al momento del tiro.

Il bipiede e l’orizzonte aperto mostrano che ci si aspetta un tiro a lunga distanza.

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione per il tiro da appostamento, anche a distanze lunghe, ha ingrandimento variabile che arriva a circa 15x, obiettivo da 56mm e lenti di qualità eccelsa. Pupilla d’uscita enorme e reticolo sottile, nero, 4A, sul secondo piano focale. Ha un sistema di clic da 1 cm a 100 metri in acciaio 60 HRC infallibile, e il reticolo posizionato su un tubo interno incastrato perfettamente in quello esterno, per la ripetibilità della precisione perfetta. La torretta balistica è quindi affidabilissima, e semplice da usare, dotata di blocco e zero stop, e della possibilità di scegliere tra clic e metri nei riferimenti. Il correttore di parallasse è indispensabile, così come l’estrazione pupillare da almeno 9 centimetri, per garantire la sicurezza del viso.


C. tiro ravvicinato

Nella caccia alla cerca nel bosco può capitare di dover mirare rapidamente, e di effettuare un tiro ravvicinato. Le caratteristiche richieste al cannocchiale sono simili a quelle per il tiro crepuscolare, perchè è necessario avere a disposizione il più ampio campo visivo (grande obiettivo da 56mm e ingrandimento più basso possibile) e la pupilla d’uscita enorme per acquisire rapidamente il bersaglio anche se si mira rapidamente e con l’occhio non perfettamente al centro dell’ottica. Il reticolo perfettamente nero, se illuminato micrometricamente, può essere posizionato su un livello di intensità ideale a guidare la più rapida acquisizione dell’animale, senza esagerare infastidendo l’occhio. Se la cerca si svolge in ambienti misti di bosco e prato, la variabilità degli ingrandimenti è fondamentale, e se si arriva a distanze di tiro ragguardevoli si applica quello che abbiamo scritto per il tiro a lunga distanza. Nel movimento attraverso il bosco è facile passare tra la vegetazione, raccogliendo acqua e detriti. E’ importante che il cannocchiale sia dotato di un trattamento antiacqua e antisporco sulle lenti esterne. Soprattutto per quando si mira con rapidità e all’improvviso, la distanza della pupilla, o estrazione pupillare, ovvero la distanza ottimale dell’occhio dall’ottica deve essere grande (9-10cm a qualsiasi ingrandimento), per evitare di ferire il viso se il calcio scivola al momento del tiro.

Quando si caccia alla cerca, l’occasione di tiro può presentarsi improvvisamente, è necessario essere pronti a sfilare la carabina dalla spalla molto rapidamente. Foto T. Chiavegato

Il miglior cannocchiale per la caccia alla cerca ha la versatilità degli ingrandimenti (non parte sopra i 2.5 e non arriva sotto i 15x) per affrontare al meglio ogni distanza, l’obiettivo grande da 56mm per assicurare al minimo ingrandimento un grande campo visivo e una pupilla d’uscita enorme (oltre i 10mm, considerando che la pupilla umana al massimo della dilatazione arriva intorno ad 8mm) che facilitano l’immediata acquisizione dell’animale, anche se si mira frettolosamente. La distanza della pupilla d’uscita è 9 cm per tutelare il viso e le lenti esterne sono trattate per evitare che sporco e acqua impediscano di mirare nel momento cruciale. Una finezza, il reticolo illuminato si spegne automaticamente quando si tiene la carabina in spalla e si riaccende quando la si riporta orizzontale, più rapidamente del tempo necessario a mettere l’occhio nell’oculare, naturalmente.

5. Il miglior cannocchiale da caccia di selezione: il servizio di assistenza del produttore

Quando un cannocchiale deve garantire precisione per anni, e utilizzandolo all’aperto a caccia, un evento che provoca un danno è quotidianamente possibile; ma anche semplicemente il dubbio di una rosata poco chiara al poligono, che porta la necessità di verificare il perfetto funzionamento dell’ottica, richiede assistenza competente, cortese, tempestiva e gratuita, o a costi ragionevoli. E quando si smarriscono una protezione, o un tappo, i coprilenti, cosa c’è di meglio di ricevere i ricambi a casa gratis in un paio di giorni?

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione è assistito dalla sede italiana dell’azienda produttrice, capace di rispondere immediatamente e con massima competenza alla richiesta di consulto e informazioni, disponibile a gestire i difetti con sostituzione o invio alla casa madre per assistenza senza far perdere tempo al cacciatore. Il produttore deve effettuare le riparazioni e far tornare l’ottica entro 2-3 settimane, possibilmente gratis. Una finezza dei migliori è l’invio delle parti di ricambio facilmente sostituibili gratis, via corriere, direttamente al cacciatore che le ha smarrite o rovinate.

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione è anche quello che è assistito sempre dall’azienda produttrice, con il massimo della competenza e della disponibilità.


6. Il miglior cannocchiale da caccia di selezione: accessori e dettagli

Siamo alle finezze, alcune già citate sopra. Chi acquista il meglio si aspetta quel qualcosa in più che non è indispensabile, ma certamente utile e per lo meno appagante per chi investe nel top. Possono essere elementi o accessori di serie, ma anche una nutrita gamma di optional per completare la funzionalità e l’estetica del miglior cannocchiale.

A. Le finezze di serie

Il miglior cannocchiale da caccia di selezione, oltre a garantire prestazioni ottiche, meccaniche ed un reticolo eccellenti, ha anche, di serie, qualcosa in più, che migliora senz’altro l’esperienza d’uso e lo consacra come prodotto straordinario. Ci riferiamo, per esempio, alla funzione che garantisce lo spegnimento e la riaccensione automatici del puntino illuminato quando si porta l’arma in verticale e poi di nuovo in posizione di mira, soprattutto se avviene in tempi più rapidi di quelli impiegati dall’occhio per tornare in mira. O alla disponibilità, insieme con il cannocchiale, di una serie di ghiere di compensazione della caduta del proiettile premarcate con le distanze di riferimento, in base ai calibri più comuni; o per lo meno alla disponibilità del produttore di spedire gratis a casa del cliente la ghiera corretta per la palla che usa. La possibilità di regolare lo zero sulla torretta dei clic a fine taratura senza usare il cacciavite è un’altra finezza veramente apprezzabile, come quella di predisporre un alloggiamento per la batteria del reticolo illuminato particolarmente facile da utilizzare. Un programma balistico on line, facile da usare e preciso, per tarare la torretta balistica, è un must per il miglior cannocchiale. E che dire di usare la gomma invece della plastica per rendere più ergonomici i tappi delle torrette dei clic, la ghiera degli ingrandimenti, l’illuminazione del reticolo, e di evitare comunque la plastica completamente in ogni parte dello strumento.

Una scatola di ghiere per la torretta balistica, con riportate le distanze corrispondenti ai clic per 12 calibri diversi. Di serie con il miglior cannocchiale da caccia di selezione.
Una scatola di ghiere per la torretta balistica, con riportate le distanze corrispondenti ai clic per 12 calibri diversi. Di serie con il miglior cannocchiale da caccia di selezione.


B. Gli optional

Gli optional non sono di serie, perché non fanno parte del prodotto, ma sono apprezzati da chi si aspetta che esistano, ed è disposto a spendere qualcosa in più per completare il miglior cannocchiale da caccia di selezione arricchendolo di elementi utili. La copertura elastica colorata in neoprene abbellisce e protegge tutta l’ottica. La leva che abbraccia la ghiera degli ingrandimenti e sporge per consentire una zoomata rapida è utile soprattutto per adeguare l’ingrandimento alla distanza di tiro imprevedibile nella caccia alla cerca, mentre molti cacciatori desiderano proteggere l’obiettivo dallo sporco con un tappo flip cap a scatto. Per i più lungimiranti, è sensato anche acquistare un tappo della torretta della deriva con contenitore della batteria di riserva per il reticolo illuminato incorporata.

Il Flip cap sull'obiettivo, in metallo e dotato di funzionalità di centratura rapida, è decisamente un accessorio di classe per il miglior cannocchiale da caccia di selezione, il Magnus i di Leica.
Il Flip cap sull’obiettivo, in metallo e dotato di funzionalità di centratura rapida, è decisamente un accessorio di classe per il miglior cannocchiale da caccia di selezione.

Per finire, il miglior cannocchiale da caccia di selezione va acquistato e fatto montare nelle armerie più competenti ad assicurare un montaggio perfetto, cosa tutt’altro che semplice e al riparo da innumerevoli imprevisti.

Il bravo armaiolo conosce tutti i possibili difetti dell'insieme arma-attacchi-ottica e sa come assicurare la massima precisione.
Il bravo armaiolo conosce tutti i possibili difetti dell’insieme arma-attacchi-ottica e sa come assicurare la massima precisione.

Leica Magnus 2.4-16x56i. 10 motivi per cui è il miglior cannocchiale da caccia di selezione al mondo.

Il Magnus 2.4-16x56
Il Magnus 2.4-16×56 i BDC

Leica Magnus 2.4-16×56 i con torretta BDC è il top dei cannocchiali da caccia Leica. La meccanica dei clic in acciaio 60HRC e la stabilità assoluta del reticolo sono i segreti della sua infallibilità meccanica, la pupilla d’uscita e il campo visivo record quelli della sua superiorità ottica, soprattutto al crepuscolo. Sono solo alcuni dei motivi per cui il Magnus, continuamente innovato e migliorato da Leica, è oggi probabilmente il miglior cannocchiale da caccia di selezione sul mercato, come certifica anche Assoarmieri che lo ha decretato Miglior ottica da puntamento nel 2022. Ecco tutti gli elementi di eccellenza che lo qualificano come il migliore.

Il Leica Magnus 2.4-16x56i in posa sulla targa del premio il miglior cannocchiale da caccia 2022 di Assoarmieri
Il cannocchiale da caccia Leica Magnus 2.4-16×56 i ha vinto il premio di Assoarmieri a EOS 2022 come miglior ottica da puntamento. Conferma della straordinaria qualità di questo strumento universale perfetto per ogni tipo di situazione nella caccia di selezione.

Oltre 10 anni di continui miglioramenti

L’affidabilità di un prodotto è garantita anche dalla sua prolungata presenza sul mercato, quando il produttore è eccellente e utilizza suggerimenti e innovazioni per perfezionamenti continui. La prima versione del Magnus è stata presentata nel 2012, ed assomigliava esternamente in tutto al modello attuale, Magnus i, eccezion fatta per la “i” aggiunta nel 2016 e per un piccolo dente nel disegno esterno della zona oculare, sotto la regolazione della luminosità del reticolo, eliminato nel nuovo modello. Nel Magnus, e nel Magnus i, tutto è in metallo, all’esterno e all’interno, eccezion fatta per il gommino che protegge l’occhio sull’oculare, la ghiera in gomma per dare più ergonomia allo zoom, e i rivestimenti parziali in gomma antiscivolo del copritorretta della deriva e del correttore di parallasse.

Magnus è diventato Magnus i, rivisitato per apportare alcune significative migliorie nel 2016, ma in realtà è sempre stato sotto la lente dei tecnici per recepire indicazioni del mercato e del reparto qualità.

La pagina con cui, nel 2016, sono state presentate le migliorie del nuovo Magnus i rispetto alla versione precedente.
La pagina con cui, nel 2016, sono state presentate le migliorie del nuovo Magnus i rispetto alla versione precedente.

Gli interventi principali successivi al 2016 hanno riguardato il sistema di illuminazione del reticolo, le dimensioni ridotte del puntino centrale illuminato, il sistema per memorizzare lo zero dopo la taratura, l’alloggiamento e la durata della batteria, la fluidità di scorrimento della ghiera degli ingrandimenti. Ma sono state apportate di continuo anche decine di migliorie minori, invisibili all’occhio dell’utilizzatore, e tutte utili ad arrivare all’attuale livello di perfezione, che significa luminosità straordinaria, contrasti perfetti, meccanica e illuminazione del reticolo totalmente affidabili.

Magnus 2.4-16×56 BDC i, con tubo da 30mm, viene oggi consegnato, di serie, con reticolo classico sottile 4A sul secondo piano focale illuminato in 60 livelli diversi, divisi tra giorno e notte; torretta balistica BDC con indicazione dei clic, e scatola con 12 ghiere di ricambio e indicazioni in metri dei calibri principali, per soddisfare chi preferisce i riferimenti in metri; correttore di parallasse di serie. Il prezzo al pubblico è 3.510 euro.

Negli ultimi tempi sono stati creati alcuni accessori, come il tappo flip cap per l’obiettivo, il tappo della torretta della deriva con batteria di riserva per l’illuminazione del reticolo, la leva per lo zoom rapido, e la copertura elastica colorata in neoprene.

Il Magnus i e i suoi accessori. La copertura in neoprene è disponibile anche in arancione o in verde. La taglia da ordinare per il Magnus 56 è XL.
Il Magnus i e i suoi accessori. La copertura in neoprene è disponibile anche in arancione o in verde. La taglia da ordinare per il Magnus 56 è XL.

Per la gioia degli appassionati, ecco tutti i segreti e i dettagli che rendono il Leica Magnus i 2.4-16×56 BDC il miglior cannocchiale da caccia di selezione al mondo. Buona lettura!

Qualità meccanica
1 Clic Infallibili
2 Tenuta della centratura del reticolo
3 Robustezza del tubo principale
Qualità ottica
4 Il trionfo della luce, del comfort e della definizione dell’immagine
5 Il trattamento sulla superficie delle lenti esterne più resistente
Qualità del reticolo
6 il reticolo perfetto per ogni situazione.
7 Universalità d’uso senza confronti e massima sicurezza
Tiro crepuscolare, a lunga distanza, alla cerca ravvicinato
8 Servizio di assistenza del produttore
9 Dettagli e finezze di un cannocchiale straordinario
10 Gli optional

1 Meccanica: clic infallibili

Il sistema dei clic del Magnus si basa su un dente in acciaio di altissima qualità (durezza 60/60 sulla scala di Rockwell), che agisce su una ghiera dentata dello stesso materiale. Quando si da il clic alla torretta, il dente rientra contro la molla all’interno della rotella che lo contiene, per poi uscire sulla posizione successiva nella ghiera. Un meccanismo semplicissimo ma infallibile nel tempo, anche grazie alla robustezza dei materiali utilizzati, che non espone a rischio di usura. Il Magnus i clic li prende, sempre, tutti, virtualmente per sempre.

A destra l'elemento che si infila in quello a sinistra, con il  grande dente che sotto il richiamo del clic rientra per andare a posizionarsi sulla posizione successiva della ghiera dentata. Tutto in acciaio 60 HRC.
A destra l’elemento che si infila in quello a sinistra, con il grande dente che sotto il richiamo del clic rientra per andare a posizionarsi sulla posizione successiva della ghiera dentata. Tutto in acciaio 60 HRC.

La torretta balistica BDC che sovrasta il sistema meccanico dei clic verticali del Magnus i è dotata di un robusto e intuitivo meccanismo di blocco/sblocco (simboleggiato da un lucchetto chiuso/aperto) in metallo per evitare l’azionamento accidentale, e si basa sul semplice principio per cui 1 clic = 1 cm a 100 metri. I suoi punti di forza sono quindi la semplicità d’uso e soprattutto la robustezza, che ne determina l’affidabilità uguale o superiore a quella di qualsiasi cannocchiale da caccia. Rimuovendo il coperchio infatti si scopre il sistema meccanico interno, basato su due ghiere dentate in acciaio (naturale sotto, anodizzata in nero nella parte inferiore del tappo) che si incastrano l’una sull’altra, garantendo l’infallibilità del sistema.

La torretta BDC del Leica Magnus con il coperchio rimosso. Operazione che richiede allentare due brugole, pochi secondi. Chi non è abituato a vedere un Magnus rimane sbalordito dalla sensazione di robustezza dell'acciaio 60 HRC.
La torretta BDC con il coperchio rimosso. Operazione che richiede allentare due brugole, pochi secondi. Chi non è abituato a vedere un Magnus rimane sbalordito dalla sensazione di robustezza dell’acciaio 60 HRC.

Vediamo come funziona la torretta BDC: se tariamo la nostra arma a 200 metri, distanza sempre consigliabile per la sua versatilità, basta che conosciamo la tabella balistica del proiettile per ricavare immediatamente i clic da dare alla torretta, ricordando che se 1 clic=1 cm sul bersaglio a 100 metri di distanza, a 200 metri questo corrisponderà a 2 cm e così via. A 300 metri quindi, una palla che cala 21 cm dall’azzeramento dei 200 metri necessiterà di 7 clic (21cm di calo/3cm per ogni clic= 7 clic). Questo vale con qualsiasi ingrandimento del cannocchiale.

La torretta BDC del Magnus i, qui con il lucchetto aperto che indica lo stato di movimento libero.
La torretta BDC del Magnus i, qui con il lucchetto aperto che indica lo stato di movimento libero.

Il sistema BDC quindi è semplicissimo e anche molto preciso, in quanto consente di trasformare qualsiasi distanza in clic per la torretta,  senza dover mai ricorrere ad approssimazioni. Per chi volesse comunque utilizzare riferimenti in metri, acquistando il Magnus BDC si riceve anche una scatola con 12 ghiere incise con differenti distanze, corrispondenti alla compensazione balistica di 12 calibri diversi.

2 Meccanica: tenuta della centratura del reticolo a qualsiasi sollecitazione

Per quanto riguarda la tenuta della centratura del reticolo, bisogna sapere che all’interno del tubo principale di ogni cannocchiale da puntamento esiste un altro tubo, che parte da sotto le torrette ed arriva tra l’oculare e la ghiera degli ingrandimenti. Questo tubo ospita il reticolo e le lenti preposte allo zoom. La costruzione tradizionale, adottata da quelli che storicamente sono sempre stati i costruttori leader di cannocchiali di alta qualità, prevede che questo tubo sia “sospeso” da entrambe le parti su alcune molle che gli permettono di spostare il reticolo quando si danno i clic e di muoversi per assorbire l’onda d’urto del rinculo al momento del tiro. I calibri più usati oggi però producono un’energia molto superiore a quella che si generava anni fa e molto spesso vengono “addomesticati” dotando l’arma di freno di bocca, che però produce al momento del tiro vibrazioni in grado di mettere in difficoltà la centratura del reticolo della maggior parte dei cannocchiale da caccia.

La sezione del Magnus i 56 mostra, a destra, l’oculare con sopra il sistema di illuminazione del reticolo, sotto il quale inizia il tubo interno, che termina sotto la torretta dei clic. Il reticolo poggia all’estremità destra del tubo interno, inciso su una lente.Si vede che il tubo interno è incastrato nella struttura, garanzia di inamovibilità rispetto a qualsiasi sollecitazione dovuta allo sparo.

Leica ha adottato una costruzione molto moderna e tipica delle ottiche militari, con il tubo interno incastrato alla costruzione interna del cannocchiale dalla parte dell’oculare, che determina l’assoluta affidabilità della centratura del reticolo, anche dopo centinaia di colpi e con qualsiasi calibro. Per mostrarne la assoluta affidabilità, sono stati fatti con successo assoluto test anche con munizioni intere su canna liscia, in calibro 12, notoriamente un vero tabù per le ottiche da caccia.

Tiziano Terzi, grande cacciatore e President di Safari Club International, Italian Chapter, mostra soddisfatto la rosata del suo Magnus i (è il modello 1-6.3×24, ma la meccanica è identica a quella del 2.4-16×56) dopo aver sparato 20 palle a 50 metri, in due serie da 10 consecutive, con il suo Benelli Vinci Tactical cal 12. Uno stress a cui forse soltanto il Magnus, tra i cannocchiali da caccia, resiste senza il minimo problema.

Tirando con un Magnus, possiamo star certi che qualsiasi arma si utilizzi non sarà mai necessario ritarare l’ottica per effetto del rinculo.

3 Meccanica: robustezza superiore del tubo centrale

Leica costruisce il tubo centrale del Magnus 56 i, sempre classico di diametro “europeo” da 30mm, partendo dal pieno di una barra di alluminio aeronautico. Lo spessore del metallo è del 50% maggiore rispetto a quello dei concorrenti principali. Questo garantisce una maggiore robustezza generale, e permette anche una maggior resistenza alla torsione imposta molto spesso dalla non perfetta coassialità della meccanica dell’arma e degli attacchi.

4 Ottica: Il trionfo della luce, del comfort per l’occhio e della definizione dell’immagine.

Chi osserva attraverso un Magnus i per la prima volta, rimane sbalordito dalla sensazione di libertà di movimento offerta all’occhio. Al minimo ingrandimento è necessario spostare la pupilla molto più che in qualsiasi altro cannocchiale prima di vedere le classiche mezzelune nere della vignettatura, che delimitano i confini veri e propri dello spazio utile all’occhio per mirare. A qualsiasi ingrandimento lo si utilizzi, Magnus i offre sempre un comfort di mira senza pari, condizione che assume valore straordinario al crepuscolo, quando la pupilla dilatata ha bisogno di spazio, o nei tiri veloci, quando si imbraccia l’arma in fretta e l’occhio potrebbe non cadere esattamente al centro della mira. Questa sensazione unica che offre il Magnus i è dovuta (oltre che alle lenti oculari sovradimensionate e al campo visivo esteso) alla enorme Pupilla d’Uscita, che è lo spazio utile all’occhio all’interno del cannocchiale. Si può apprezzare osservando attraverso l’ottica a circa mezzo metro di distanza dall’oculare ed è un elemento che nei binocoli si riduce a mera matematica (il suo diametro è dato dal rapporto tra diametro dell’obiettivo e ingrandimenti, a prescindere dalla qualità del prodotto), mentre nei cannocchiali da puntamento ad ingrandimenti variabili dipende dalla capacità degli ingegneri di disegnare un’architettura ottica straordinaria.

Un'immagine ormai nota, che mostra la pupilla d'uscita del Leica Magnus i 2.4-16x56 a confronto con quella del suo concorrente principale, Swarovski Z8 2.3-18x56. Entrambi a ingrandimento minimo. La differenza è di ben il 53%, a favore del Magnus i, che con 12.4mm di diametro surclassa lo Z8, fermo a 8.1mm (dati da catalogo dei produttori). La stessa proporzione vale su tutti i modelli Magnus -Z8 di ingrandimento e diametro dell'obiettivo comparabili.
Un’immagine ormai nota, che mostra la pupilla d’uscita del Leica Magnus i 2.4-16×56 a confronto con quella del suo concorrente principale, Swarovski Z8 2.3-18×56. Entrambi a ingrandimento minimo. La differenza è di ben il 53%, a favore del Magnus i, che con 12.4mm di diametro surclassa lo Z8, fermo a 8.1mm (dati da catalogo dei produttori). La stessa proporzione vale su tutti i modelli Magnus -Z8 di ingrandimento e diametro dell’obiettivo comparabili.

La sensazione di massimo comfort per l’occhio che mira è aiutata anche dalla lavorazione delle lenti Leica, che da oltre 100 anni sono il riferimento per fotografi e amanti dell’ottica, in particolare per contrasto e definizione dell’immagine, e dalla altissima trasmissione di luce che supera il 93%.

5 Ottica: Il trattamento sulle lenti esterne più resistente

Aquadura ® è il nome che Leica da al suo trattamento multistrato che viene applicato all’esterno dell’oculare e dell’obiettivo, per evitare che sporco e resina possano aderire stabilmente alla superficie della lente e rendere impossibile la pulizia. Ogni azienda di alto livello ha il suo trattamento per le lenti esterne, ma test condotti da Leica (certamente di parte, ma condotti con la massima serietà) hanno mostrato che Aquadura resiste alle sollecitazioni del panno di pulizia delle lenti fino a tre volte di più dei trattmenti dei principali concorrenti, mantenendo la lente – e le sue prestazioni- perfette più a lungo.

L’effetto del trattamento Aquadura sull’obiettivo di sinistra di un binocolo Leica. L’acqua non aderisce.

6 Reticolo: il reticolo perfetto per ogni situazione.

Il reticolo 4A del Magnus i è nero, perfettamente nero, lo si vede perfettamente e senza riflessi in ogni condizione di luce esterna. E’ molto sottile, copre solo 3mm a 100 metri a ingrandimento 16x, garanzia di non coprire il bersaglio nel tiro a lunga distanza. Ha il puntino centrale tanto piccolo da quasi non vedersi quando è spento; illuminabile, in 60 livelli di intensità diversi, divisi tra giorno e notte, con memoria dell’intensità quando lo si spegne. Il massimo della precisione nella regolazione, per aiutare senza disturbare nella caccia crepuscolare. Si spegne da solo quando si tiene l’arma verticale, e si riaccende quando la si riporta in mira, in tempo record, più rapidamente di quanto impieghi l’ottica ad arrivare in posizione di mira, perfetto per il tiro rapido nella caccia alla cerca.

L'assemblaggio del sistema di illuminazione del reticolo del Leica Magnus i.
L’assemblaggio del sistema di illuminazione del reticolo del Magnus i.

7 Universalità d’uso senza confronti e massima sicurezza

Quando si ha uno strumento otticamente eccelso e meccanicamente infallibile, perchè sia anche il migliore deve consentire di mirare al meglio in ogni situazione di caccia. Deve essere universale. Il Magnus 2.4-16×56 i BDC è nelle condizioni di offrire il massimo della precisione, del comfort di mira, della sicurezza in ogni situazione di tiro a caccia di selezione.


A. tiro crepuscolare

Quando la luce è scarsa serve un cannocchiale luminosissimo, con immagini dai contrasti scolpiti che permettano di distinguere l’animale dallo sfondo, che permetta alla pupilla stressata dalla dilatazione di mirare col massimo comfort. Il reticolo deve essere ben visibile, con un micropuntino centrale da illuminare con massima definizione e livello appena percepibile per non abbagliare l’occhio.

La straordinaria luminosità del Leica Magnus 2.4-16×56 i BDC, con il perfetto bilanciamento dei contrasti, l’assenza di aberrazione cromatica, la perfezione fino ai bordi del campo visivo e il 93% di trasmissione di luce, e soprattutto con la pupilla d’uscita enorme e molto più ampia di quella umana alla massima dilatazione, offre all’occhio costretto nell’ottica una sensazione di libertà che sbalordisce chi è abituato a qualsiasi altro cannocchiale da caccia. Mirando a 2.4×56, la pupilla d’uscita è oltre il 50% più grande di quella che offre nelle stesse condizioni il concorrente principale; non si vede vignettatura, c’è spazio per muovere la pupilla e darle sollievo ricaricandone la vitalità, consentendo di restare in mira molto più a lungo. A 2.5x si spara bene anche a 100 metri di distanza, quella alla quale appare il nostro cervo mentre stiamo già pensando di prendere lo zaino e tornare a casa.. E’ in queste condizioni che si apprezza la qualità dell’illuminazione micrometrica del microscopico puntino al centro del reticolo, che si vede appena, perfettamente definito in uno dei suoi 60 livelli, al centro della croce nera sottilissima del Magnus.

Albeggia, con la notte che non si è ancora arresa. Una situazione in cui chi non ha mai provato a mirare con un Magnus 2.4-16x56 i potrebbe pensare che non sia possibile distinguere un animale nella croce del reticolo.
Albeggia, con la notte che non si è ancora arresa. Una situazione in cui chi non ha mai provato a mirare con un Magnus 2.4-16×56 i potrebbe pensare che non sia possibile distinguere un animale nella croce del reticolo.


B. tiro a lunga distanza

Considerando che a una distanza venatoriamente esagerata di 480 metri, il Magnus 2.4-16×45 i BDC (come ogni altro cannocchiale a 16x) a 16 ingrandimenti avvicina l’animale come se a occhio nudo fosse a 30 metri (480:16. a 30 metri non servirebbe nemmeno l’ottica), l’ingrandimento massimo del Magnus si presta in modo eccellente a mirare a lunga e lunghissima distanza.

Per ottenere precisione affidabile nel tempo a lunga distanza, ovviamente serve molto di più.

Dal punto di vista ottico, soprattutto in condizioni di luce o visibilità precaria serve una straordinaria nitidezza nell’immagine, con i contrasti scolpiti che il Leica Magnus restituisce all’occhio probabilmente meglio di qualsiasi altro cannocchiale. Il reticolo 4A e il puntino centrale sul secondo piano focale sono molto sottili (il filo della croce copre 3mm a 100 metri), garanzia di non coprire il bersaglio sul tiro lungo, e soprattutto perfettamente neri, sempre visibili alla perfezione, ed è questa una caratteristica tutt’altro che scontata, anche nei cannocchiali più costosi. L’affidabilità assoluta dei clic del Magnus permette di utilizzare la sua semplicissima e robustissima torretta balistica BDC -interamente in acciaio 60 hrc- sapendo che risponderà sempre e perfettamente a uno come a 50 clic. Ogni clic sposta il reticolo sul target di 1 centimetro a 100 metri, misura ritenuta generalmente il miglior compromesso tra precisione e praticità d’uso, e la BDC è dotata di tutti gli accorgimenti più avanzati per garantire precisione e sicurezza, dallo zero stop al meccanismo di blocco e sblocco per evitare movimenti accidentali. La BDC, di serie, ha una ghiera con indicati i clic, ma Leica offre gratis con il Magnus una serie di 12 ghiere con premarcate le distanze corrispondenti ai clic, per i calibri più usati, soprattutto per chi antepone la semplicità alla massima precisione. A lunga distanza spesso si tira con calibri magnum e freno di bocca che producono vibrazioni che mettono a durissima prova la centratura del reticolo. Il Magnus garantisce la tenuta della centratura del reticolo con una meccanica interna robustissima, con il tubo interno sui cui posa il reticolo incastrato in modo inamovibile nel tubo esterno. E’ probabilmente l’unico cannocchiale da caccia che Leica mostra orgogliosamente smontato e in sezione alle fiere venatorie. E’ stato testato più volte e pubblicamente con successo dove quasi tutti gli altri produttori sconsigliano anche solo di provare, dai calibri più spinti fino addirittura alle palle singole con il calibro 12 liscio. L‘errore di parallasse, che sui tiri lunghi può avere impatti importanti sulla precisione, viene compensato dal Magnus con una ghiera semplice e precisa, posizionata sul lato sinistro, all’altezza delle torrette. Per finire, la sicurezza: con grossi calibri e rinculo importante, la distanza della pupilla, o estrazione pupillare del Magnus 56, ovvero la distanza ottimale dell’occhio dall’ottica è 9 cm a qualsiasi ingrandimento, si spara sempre con la tranquillità di non rischiare di ferirsi il viso.

Il Magnus 2.4-16×56 i BDC insomma mette il cacciatore nelle condizioni di affrontare il tiro lungo meglio di ogni altro strumento da caccia di selezione, grazie alla straordinaria nitidezza delle sue lenti e alla perfetta definizione del suo reticolo sottilissimo, alla infallibilità meccanica dei suoi clic per compensare la caduta del proiettile, alla certezza che il reticolo sarà sempre centrato, alla semplicità e precisione della sua torretta balistica e alla sicurezza di mirare sempre con l’occhio al riparo da rischi dovuti al rinculo.

Il Leica Magnus 2.4-16×56 i BDC pronto per un tiro a lunga distanza in ambiente alpino. foto V. Frascino.


C. tiro ravvicinato

Nella caccia alla cerca nel bosco può capitare di dover mirare rapidamente, e di effettuare un tiro ravvicinato. Le caratteristiche richieste al cannocchiale sono simili a quelle per il tiro crepuscolare, perchè è necessario avere a disposizione il più ampio campo visivo (grande obiettivo da 56mm e ingrandimento più basso possibile) e la pupilla d’uscita enorme per acquisire rapidamente il bersaglio anche se si mira rapidamente e con l’occhio non perfettamente al centro dell’ottica. Il Magnus 2.4-16×56 i BDC, grazie alla combinazione di campo visivo e pupilla d’uscita da record (12,4mm di diametro), permette di acquisire il bersaglio molto più rapidamente degli altri cannocchiali, e senza avere effetti di vignettatura sui bordi, quindi anche se mirando in fretta non ci si pone perfettamente in asse con l’ottica. E’ una sensazione unica, immediatamente percepibile da chi prova il Magnus per la prima volta. Il reticolo perfettamente nero, illuminato micrometricamente ad alta definizione, si vede benissimo in ogni condizione di luce e tra i riflessi del bosco, e può essere posizionato su un livello di intensità ideale a guidare la più rapida acquisizione dell’animale, senza esagerare infastidendo l’occhio. Se la cerca si svolge in ambienti misti di bosco e prato, la generosa variabilità degli ingrandimenti permette di affrontare al meglio ogni distanza e, grazie all’accessorio Leva Zoom Rapido, è possibile anche cambiare ingrandimento con la massima rapidità. Nel movimento attraverso il bosco è facile passare tra la vegetazione, raccogliendo acqua e detriti. Test interni Leica mostrano che il trattamento antiacqua e antisporco sulle lenti esterne, denominato in Leica Acquadura, è fino a 3 volte più resistente a graffi e interventi di pulizia rispetto a quello dei concorrenti principali. Soprattutto per quando si mira con rapidità e all’improvviso, la grande distanza ottimale dell’occhio dall’ottica -o estrazione pupillaredi 9 cm a qualsiasi ingrandimento evita di ferire il viso con l’ottica se il calcio scivola al momento del tiro.

Una finezza, il reticolo illuminato si spegne automaticamente quando si tiene la carabina in spalla e si riaccende quando la si riporta orizzontale, più rapidamente del tempo necessario a mettere l’occhio nell’oculare, e di quanto sia possibile coi cannocchiali dei concorrenti principali.

Il Magnus 2.4-16×56 i è probabilmente il miglior cannocchiale per la caccia alla cerca sul mercato, grazie soprattutto al connubio imbattibile tra campo visivo e pupilla d’uscita a bassi ingrandimenti per la rapidità di acquisizione del target, alla versatilità degli ingrandimenti stessi per portarsi su quello ideale per ogni distanza, alla definizione perfetta del reticolo e del suo puntino illuminato.


Nella caccia alla cerca, quando si sfila l'arma e si decide di tirare il Magnus è pronto in tempi rapidissimi.
Nella caccia alla cerca, quando si sfila l’arma e si decide di tirare il Magnus è pronto in tempi rapidissimi. Foto Cavaglià.

8 L’eccellenza del servizio di assistenza Leica

Forest Italia, basata a Verona, fatta solo di cacciatori appassionati, è Leica Sport Optics in Italia. In collaborazione con il Customer Care della casa madre garantisce la spedizione gratuita dei pezzi di ricambio via corriere in tempi rapidissimi, e la gestione delle riparazioni più complesse entro 3 settimane, quasi sempre gratuitamente quando è ragionevole che sia così e con flessibilità rispetto ai tempi di garanzia.

Telefonare (0458778772) o scrivere a Forest (info-ottiche@leica-camera.com) per un consulto o una richiesta di informazioni significa ricevere disponibilità e competenza immediate.

Acquistare un Magnus 2.4-16×56 i BDC significa avere sempre a disposizione l’azienda produttrice per qualsiasi informazione o dubbio, pezzi di ricambio gratis spediti via corriere in 24 ore, e -salvo casi particolari- un servizio di assistenza per le riparazioni rapidissimo e gratuito per i 10 anni della garanzia, e normalmente anche oltre.

Sempre vicini al Magnus.

9 dettagli e finezze del migliore

Oltre alla qualità ottica e meccanica al massimo livello, ad un reticolo perfetto in ogni suo aspetto, alla torretta balistica semplice e infallibile, al miglior servizio di assistenza della casa madre, quando un cacciatore decide di acquistare il miglior cannocchiale da caccia al mondo si aspetta giustamente di trovare alcune finezze, non indispensabili, ma che aggiungono utilità e piacere. Il Magnus 2.4-16×56 i BDC è dotato di una serie di elementi che aggiungono efficacia, piacevolezza d’uso, semplicità e lo completano nell’essere il top dei cannocchiali da caccia di selezione.

Spegnimento e riaccensione del reticolo automatici velocissimi

Come abbiamo descritto sopra, il puntino illuminato del Magnus si spegne automaticamente quando l’arma con l’ottica è in posizione verticale, e si riaccende quando torna orizzontale -con lo stesso livello di intensità di quando si è spento-, più velocemente di quanto non impieghi l’occhio a mirare, e di quanto non impieghino gli altri cannocchiali dotati di sistemi simili. Non è indispensabile, ma è un pezzo di grande tecnologia.

L'autore con il suo Leica Magnus 2.4-16x56 i BDC.  Il reticolo può stare sempre acceso, perchè con il Magnus in spalla si spegne da solo.
L’autore con il suo Leica Magnus 2.4-16×56 i BDC, a caccia sulla sua montagna. Il reticolo può stare sempre acceso, perchè con il Magnus in spalla si spegne da solo.

12 ghiere con le distanze premarcate per la torretta balistica, di serie

Il Magnus 2.4-16x56i monta, di serie, la torretta balistica BDC in acciaio 60 HRC, che garantisce clic infallibili, e nella dotazione di serie comprende una scatola con 12 ghiere marcate con le distanze di compensazione, per i 12 calibri più diffusi. Chi preferisce la semplicità di compensare la caduta del proiettile senza convertire la distanza in clic, in questo modo trova già all’acquisto la soluzione perfetta.

Le 12 ghiere in metallo, di serie con il Magnus i 2.4-16x56 BDC, che recano i riferimenti in metri (10 sta per 100 metri e così via) e sono incise sui riferimenti dei 12 calibri principali. Per sostituire una di queste alla ghiera standard coi clic basta alzare il tappo della torretta BDC e rimuovere con l'unghia la ghiera standard, applicare la ghiera preferita, e quindi richiudere il tappo. Le istruzioni del Magnus riportano le tabelle di compensazione delle 12 ghiere, per scegliere quella appropriata rispetto alla propria palla.
Le 12 ghiere in metallo, di serie con il Magnus i 2.4-16×56 BDC, che recano i riferimenti in metri (10 sta per 100 metri e così via) e sono incise sui riferimenti dei 12 calibri principali. Per sostituire una di queste alla ghiera standard coi clic basta alzare il tappo della torretta BDC e rimuovere con l’unghia la ghiera standard, applicare la ghiera preferita, e quindi richiudere il tappo. Le istruzioni del Magnus riportano le tabelle di compensazione delle 12 ghiere, per scegliere quella appropriata rispetto alla propria palla.

Alloggiamento della batteria brevettato

Quando si acquista qualcosa di straordinario, è normale aspettarsi che il produttore stupisca anche nei più piccoli dettagli. L’alloggiamento in cui si inserisce la batteria del Magnus i è un piccolo capolavoro, con la batteria che si infila come un piede nella pantofola, alla perfezione anche alla cieca, per poi vedere la linguetta richiudersi a proteggerla. Tutto in metallo, naturalmente.

La batteria del reticolo illuminato del Magnus i si infila nell'alloggiamento sopra l'oculare come un piede nella pantofola. Un brevetto Leica che è un piccolo capolavoro di ingegneria.
La batteria del reticolo illuminato del Magnus i si infila nell’alloggiamento sopra l’oculare come un piede nella pantofola. Un brevetto Leica che è un piccolo capolavoro di ingegneria.

Memoria dello zero sulla torretta dei clic senza attrezzi, brevettata

Una finezza non indispensabile, ma quando si possiede un prodotto al massimo livello è giusto aspettarsi anche questo. Una volta terminata la taratura al poligono, per rimettere lo zero in corrispondenza della tacca di riferimento nel Magnus non servono attrezzi, ma basta semplicemente premere con il polpastrello sull’esterno della torretta di deriva. In questo modo si sblocca il movimento della ghiera numerata, che può essere così riportata a zero.

Finita la taratura, si preme con il dito sulla torretta di deriva del Magnus i 2.4-16×56 BDC, sbloccando in tal modo la ghiera numerata, che può essere riportata a zero.

Tutto in metallo tranne pochissima gomma, dove serve

Nel Leica Magnus tutto è in metallo, dentro e fuori. Ci sono parti in cui questo non sarebbe un punto di forza. Leica inserisce gomma ad alto grip dove le dita potrebbero scivolare, come intorno alla ghiera del correttore di parallasse, a guarnire i tappi delle torrette dei clic, o intorno al sistema di regolazione dell’intensità di illuminazione del reticolo.

La ghiera del correttore di parallasse del Magnus è in metallo, con un anello in gomma che facilità la presa.
La ghiera del correttore di parallasse del Magnus è in metallo, con un anello in gomma che facilità la presa.

10 Gamma completa di accessori opzionali

Gli optional completano la dotazione di un cannocchiale di qualità top. Accanto alla ricca dotazione di serie, che comprende la torretta balistica BDC con le 12 ghiere con le distanza, il reticolo illuminato microregolabile in 60 livelli, il correttore di parallasse, chi vuole impreziosirlo con elementi esteticamente e tecnicamente importanti ha l’imbarazzo della scelta.

Il flip cap per l’obiettivo, interamente in metallo, è un pezzo di meccanica spettacolare, a dispetto della semplicità dell’accessorio.

La leva in metallo per lo zoom rapido, denominata throw lever, permette di cambiare ingrandimento con particolare rapidità, ed è ottimale quindi per chi si trova a dover cambiare impostazione di tiro improvvisamente, tipica situazione di caccia alla cerca. Qui maggiori dettagli.

La copertura elastica in neoprene, di 4 colori diversi, protegge il Magnus e aggiunge un tocco di eleganza all’insieme arma ottica, quando lo si estrae dal fodero.

L’alloggiamento della batteria di riserva del reticolo illuminato, all’interno di un tappo per la ghiera dei clic di deriva appositamente modificato aiuta i più previdenti a cacciare con un pensiero in meno.

Magnus 2.4-16×56 i e i suoi fratelli Leica

Leica produce altri due modelli di cannocchiale da puntamento con caratteristiche di ingrandimento e obiettivo paragonabili al Magnus. Il Fortis 2.5-15×56 i BDC adotta la stessa ottica, la stessa meccanica e le stesse lenti, e differisce per il sistema di illuminazione del reticolo più semplice, oltre che per alcune finezze e dotazioni di serie, permettendo però di risparmiare quasi 700 euro sul prezzo di acquisto. L’Amplus 2.5-15×56 i BDC è il campione indiscusso dei cannocchiali da caccia di selezione sotto i 2000 euro, anche lui interamente in metallo e con ottica e meccanica senza compromessi.

Il Magnus i 2.4-16×56 BDC a confronto con Leica Fortis 6i 2.5-15×56 BDC e Leica Amplus 6i 2.5-15×56 BDC qui

Altri articoli che ti potrebbero interessare ...