Ottica, punto rosso, tacca di mira? La tecnologia ha fatto grandi passi avanti nei sistemi di mira per la caccia in battuta. Con l’aiuto di esperti cinghialai proviamo a fare qualche confronto.
Tirare ad un animale in movimento è difficile. Il sottoscritto, poco esperto in tema di cinghiale, non ha ancora eliminato la tendenza ad inquadrare ed inseguire l’animale, per giunta fermandosi un attimo al momento di tirare il grilletto. Chi se ne intende sa benissimo che in quell’attimo il cinghiale se ne va e la padella è garantita. Cose che fa chi si avvicina alla battuta dopo anni dedicati solo alla caccia di selezione. Quando mi esce un capriolo, io prima di sparare me lo guardo un po’ col lungo…
“Quando arriva il cinghiale nel bosco ad andatura decisa
, di solito tiene la traiettoria. Se trovo un punto tra due alberi sulla traiettoria ideale di passaggio e aspetto lì col
cerchietto illuminato del cannocchiale, quando vedo il muso nel cerchietto sparo e l’animale viene giù.” Così mi dice Luca Romanelli da Firenze che con suo fratello Stefano di battute al cinghiale ne ha fatte davvero tante. Gli ho chiesto di dirmi come mira, come crede sia meglio. Mi sono rivolto a loro e ad altri che hanno infinte ore “di volo” nel loro bagaglio di esperienza sul cinghiale, per completare al lato pratico le mie conoscenze limitate all’aspetto tecnico su quali siano i sistemi di mira più efficaci per cacciare in battuta l’irsuto suino. Ciò che scrivo è frutto quindi del contributo di diverse persone, su alcuni aspetti non necessariamente sono tutti concordi; ho cercato di offrire la sintesi più fedele possibile.
Se tra le tre soluzioni si può dire senza dubbio che l’ottica vince ai punti –e vedremo perché- il trionfatore assoluto sembra però essere l’istinto del cacciatore. La fase di tiro è talmente rapida che l’abitudine, l’esperienza, perfino la più irrazionale fiducia in un sistema piuttosto che un altro giocano un ruolo fondamentale nel formare l’opinione di ognuno su questo argomento.
Un po’ di ovvietà…La tacca di mira della carabina costa nulla e ha ingombro zero, il punto rosso è piccolo e può costare anche solo 200 euro, andando bene nella sostanza dell’efficacia pratica quanto un modello superlusso che ormai si avvicina a nel prezzo a cifre con tre zeri; l’ottica invece è più voluminosa e se costa poco funziona davvero male, siamo a 2000 euro. Meno scontato è dire che ora che con lo Z6i 1-6×24 Swarovski (42m di campo visivo a 100m) e ancor di più con il Magnus 1-6.3×24 Leica (43,5m a 100m) l’ottica ha raggiunto un campo visivo tale da permettere di sparare perfettamente con entrambi gli occhi aperti, al minimo ingrandimento questi cannocchiale lavorano come un punto rosso, consentendo un’acquisizione ultrarapida dell’animale in corsa con un’immediatezza eccezionale anche nel tiro da distanza superbreve. Se l’ottica parte da 1,1x invece il campo visivo e la sensazione di mira ad occhi aperti sono meno vantaggiosi e la differenza nel tempo di acquisizione rispetto al punto rosso è decisamente più penalizzante. In due parole, se si imbraccia una carabina con un Magnus 24 e si mira, si vede solo il punto illuminato, l’ottica sembra davvero non esistere.
Il cerchietto illuminato (o il puntino) al centro del reticolo dell’ottica di alta qualità oggi ha senza dubbio un vantaggio di nitidezza rispetto al punto rosso, che presenta anche problemi di parallasse. Se ci troviamo in una posta con poca visibilità e siamo abituati ad imbracciare d’istinto, è facile che non ci venga voglia di cambiare le nostre abitudini consolidate ad usare solo la tacca di mira, e se tiriamo diritto facciamo bene, perché in effetti usare sistemi tecnologicamente più evoluti richiede un qualche sforzo di apprendimento. È necessario infatti “investire” un po’ di tempo per imparare a mirare tenendo la testa leggermente più alta che se si mirasse con la tacca di mira, ma anche per questo basta dotare il calcio di spessori che rendono il posizionamento della guancia corretto per così dire in automatico.
È una realtà che oggi il cinghiale in battuta si caccia a qualsiasi distanza, e a parte casi di boschi tutti intricatissimi sarà difficile sapere all’atto del sorteggio delle poste che genere di visibilità potremo aspettarci dove la dea bendata deciderà di farci passare le ore successive. C’è qualche “mago” che il cinghiale lo ferma con la tacca di mira anche a 80 metri, ma perfino lo stesso “mago” otterrebbe certo miglior risultato con qualche aiuto in più. Il punto rosso un aiuto lo offre, stando attenti a mirare ben in asse coll’arma per evitare l’errore di parallasse. E’ ovvio però che la versatilità offerta dagli ingrandimenti dell’ottica dia a quest’ultima un vantaggio oggettivo grande ed inequivocabile. Mirare con qualche ingrandim
ento un animale a 40 metri è ben diverso che trovarsi a farlo a ingrandimento uno.Tarare un cannocchiale garant
isce maggiore precisione grazie al sistema dei clic e strutturalmente l’ottica (soprattutto Leica, che ha il tubo interno su cui risiede il reticolo incastrato in modo inamovibile in quello esterno) resiste meglio ai colpi ed è più robusta di un punto rosso, che inoltre funziona solo se la batteria è carica (anche se oggi esistono modelli con durata incredibilmente lunga), mentre l’ottica è dotata di reticolo e quindi consente di cacciare anche se si scarica la batteria.
I cinghialai con cui mi sono confrontato hanno rilevato problemi maggiori usando il punto rosso quando piove o c’è umidità. Questo tende ad appannarsi più facilmente dell’ottica e quando piove le gocce creano problemi di nitidezza alla luce dell’illuminazione del puntino.
Scegliere il sistema di mira migliore è decisamente allora un fatto soggettivo, ma in massima parte chi parla per esperienza conferma quello che emerge dal semplice confronto tecnico.
Quando il cinghiale corre, più importante di tutto, credetemi se non lo sapete già, è non fermarvi quando premete il grilletto!!
Weidmannsheil!