Un pomeriggio di caccia tra le colline parmensi in compagnia degli amici più cari, in una riserva straordinaria; perfetto per testare il nuovissimo telemetro compatto di Leica.
In settembre Leica ha iniziato le consegne del suo ultimo modello di telemetro tascabile, e noi abbiamo colto al volo la scusa di testarlo in anteprima per un’uscita di caccia in un’azienda sulle colline Parmensi.
La riserva è di media collina, con medicai alternati a campi a perdere, boschi e un fiume per confine, valli anche profonde e zone tranquille e selvagge, pur in un contesto abbastanza antropizzato. È quella dove appena posso vado a caccia con alcuni dei miei più cari amici, è gestita in modo esemplare dal suo appassionato direttore e può contare sulla collaborazione di un piccolo gruppo di persone competenti sia nel cacciare che nel trattare la spoglia, e anche nell’onorare il post caccia mangiando e bevendo allegramente in compagnia. C’è un macello ben fatto, con una cella per frollare gli animali, e ogni abbattimento viene scrupolosamente registrato con tutte le misure biometriche. Oltre che di caprioli, è popolata di daini, cinghiali e sempre più cervi, in questi ultimi anni inevitabilmente anche da qualche lupo.
Il territorio è veramente vario e ideale per le varie specie di ungulati, e per essere ad altitudini modeste la presenza del cervo, anche con un’arena di bramito, è notevole.
Oggi abbiamo la fascetta per un maschio adulto di capriolo e per un fusone di daino, “sogno segreto” della serata, per la quantità e la squisitezza delle sue tenere carni a fronte del palato goloso del sottoscritto e della sua famiglia. È aperto anche il cinghiale.
Fa un gran caldo, umido e appiccicoso. Gli amori dei caprioli dovrebbero essere terminati da almeno un paio di settimane, e gli amici che frequentano la zona quasi quotidianamente mi dicono che finalmente qualche maschio comincia a muoversi di nuovo. Siamo in tre e ci siamo tutti questa sera, e come da buona abitudine ci troviamo con un po’ di anticipo alla casa di caccia per augurarci gli auguri più nefasti. Solo dopo la riapertura, il 15 agosto, il direttore ha autorizzato correttamente l’abbattimento dei maschi adulti, lasciando alla caccia di giugno e luglio i giovani dell’anno prima. I migliori hanno potuto riprodursi in pace.
Esauriti i riti di augurio e una piccola libagione per ingraziarsi le benemerenze di Diana, Cinzia, o Artemide, per gli amanti dell’antica Grecia, come la si voglia chiamare la dea della caccia, decidiamo insieme all’amico che questa sera mi accompagna di cominciare con un giro in fuoristrada per vedere cosa si muove. Mancano oltre 2 ore alla notte e con questo caldo è troppo presto per andare a sedersi su un’altana. Incontreremo 15 pernici rosse riunite al pascolo, i segni di attività di un branchetto di cinghiali proprio dove il mio amico da un po’ di tempo cerca di fidelizzarli, qualche leprottone già in pastura, man mano che passano i minuti anche le prime femmine di capriolo coi piccoli e poi, improvvisamente, uno splendido e pasciuto balestrone. È talmente appagante osservare tutto questo chiacchierando comodamente seduti, che il tempo passa finchè, improvvisamente, fermi a binocolare sul ciglio di una strada che domina un’ampia porzione di territorio, alla distanza che verificherò di 890 metri (il debutto del nuovo telemetro CRF 2400R!) la sagoma rossa di un capriolo piuttosto ben piazzato mi appare nel Noctivid, è talmente bello che mi pare di scorgere le punte bianche del trofeo sopra le orecchie, come mi confermerà rapidamente l’Apo Televid 65 posto a 30 ingrandimenti. È in mezzo a un grande campo di cardi ed erba alta secca che scende dal crinale di una collina tra il bosco fitto da cui evidentemente proviene e un prato di erba medica, dove immagino sia diretto. Il trofeo è splendido, aperto e lungo.
Strategia facile, sul crinale scorre una strada a cui possiamo arrivare. Meno facile avvicinarlo, l’aria va in giù e provo ad aggirarlo per affiancarlo, scendendo rapidamente lungo il medicaio che nella parte più alta della collina è costeggiato da un fitto boschetto di piccole querce e cespugli. Porto con me solo l’arma, il telemetro e il Noctivid 8×42. Questo binocolo è talmente luminoso, tridimensionale e nitido che, associato al telemetrino mette per la prima volta in discussione la mia convinzione che l’ideale sia cacciare col telemetro integrato nel binocolo, invece che con due strumenti separati. Ma non c’è tempo per pensarci, perché con il binocolo cerco disperatamente il mio maschio kapital nel campo dove lo avevo visto poco prima dall’auto, trovandomi ormai a circa 200 metri, ma con scampoli minuscoli di campo a disposizione attraverso la vegetazione del boschetto. Devo vederlo assolutamente prima che lui veda me, o mi senta. Come cacciatore posso migliorare ancora parecchio, infatti avrei potuto immaginare che il becco sarebbe andato verso il medicaio, e così all’improvviso me lo vedo a poche decine di metri da me che scappa, con il classico movimento a balzi del didietro verso l’alto. Fischio e urlo per vedere se mi da un attimo per inquadrarlo nel cannocchiale, ma sta volta non funziona. Dietro di lui anche una femmina, evidentemente il periodo degli amori ha ancora qualche strascico.
A questo punto rompo gli indugi e corro di nuovo in cima alla collina, sudato come nei film di guerra ambientati in Viet Nam, e provo ad aggirare il crinale per esaminare il bordo del campo dalla parte del bosco, magari il becco si è fermato sul limitare, non sarebbe strano. Non è così; in fondo al campo, nell’angolo, a 340 metri ci sono una femmina con il piccolo, sdraiati e quasi coperti del tutto dalla vegetazione secca.
In fondo alla valle, nel fitto del bosco, un bramito cavernoso di un cervo vecchio mi regala un batticuore, che spettacolo sonoro della natura! Poi ancora, e un altro, leggermente meno baritonale, un po’ più acuto, chiaramente più giovane, fa sentire la sua sfida. Sono in due, caldo o non caldo è venuto il loro tempo.
Se conosco i caprioli mi posso aspettare che, se scappano nel bosco spaventati, dopo un po’ normalmente tornano verso l’irresistibile erba medica, e allora decido di fermarmi in cima al campo al centro del crinale, protetto da qualche cardo un po’ alto, con lo stick di carbonio per appoggiare il kipplauf all’altezza di farmi mirare in ginocchio, pronto. Aspettare il capriolo con la colonna sonora di due bramiti, seppur radi, è un piacere sublime.
Ecco, una femmina con il piccolo escono dallo sporco dei cardi secchi a mezza costa, 170 metri sotto di me, e a passo lento vanno verso l’erba medica. Neanche un minuto dopo, al confine tra lo sporco e la parte più terrosa e secca del campo vedo la parte posteriore di un capriolo solo, che alza la testa mostrando il trofeo, discreto. Non è lui! Però la delusione dura un attimo, è un capriolo maschio e per me sono tutti belli, prima di tutto perchè sono ciccia da portare a casa. Impugno il 2400R che ha davvero un’ottima ottica per essere un piccolo monoculare, trovo immediatamente il capriolo e in un istante leggo 185 metri, corretti subito dopo a 179 per effetto dell’angolo di sito. Bravo il nuovo telemetro, avrai successo! L’aria corre lateralmente a me, non mi avverte, ho il tempo di inginocchiarmi, poggiare bene l’astina sulla fascetta dello stick a cavallo della forcella, il calcio ben saldo contro la spalla, il respiro che si normalizza, e quell’attimo dopo il colpo in cui ancora non riesco a evitare di chiudere gli occhi. Li riapro e lo vedo correre veloce, ma curvo in avanti, cadrà a 20 metri dall’anschuss con un buco a mezza spalla della mia monolitica da 125 grani, 270 Winchester.
Il mio amico festeggia con me quando mi vede alzarmi contento, 40 metri più in là, dove non poteva esser visto, né vedere, purtroppo.
È un animale di 3 o forse 4 anni, diranno i denti poco più tardi nel macello, solo 17 chili eviscerato, senza apparenti motivi per il peso poco ragguardevole, per queste parti.
E’ andata bene, sono con i miei amici a chiacchierare, dopo una serata in mezzo alla fantastica natura dei nostri appennini.
Weidmannsheil!
BOX TECNICO – Il Nuovo Leica CRF 2400R
Il telemetro Rangemaster CRF 2400R sostituisce il precedente 1600R, è il modello più semplice e intuitivo nel catalogo dell’azienda tedesca: con lenti ad alta definizione e compattezza estrema (un “pacchetto di sigarette” da 180 grammi) misura la distanza compensata con angolo di sito con una velocità straordinaria e fino a ben 1100 metri. E’ tutto ciò che serve per chi vuole applicare la misura della distanza compensata al reticolo balistico, alle torrette che riportano le distanze in metri o a un compensatore di traiettoria.
Il 2400R, identico nell’ottica, nell’aspetto e nel software al modello precedente, lo migliora nella potenza e velocità di misurazione, e lo innova nel display di lettura, ancora più nitido e in grado di riportare indicazioni sulle funzioni attive. Caratteristica apprezzabile e rara, Leica è riuscita a uscire con un prodotto migliore e un prezzo di listino che incredibilmente scende dai 610 euro del modello precedente ai 565 euro del nuovo CRF 2400R. Si dice che l’azienda voglia così mettere una barriera ancora più efficace alla concorrenza sul suo prodotto di entrata. Buon per i cacciatori!