Cosa può chiedere al binocolo oggi chi cammina per ore in salita per avvicinare un camoscio e cerca la soluzione migliore? Parliamo di limiti nei necessari compromessi tra efficacia nella caccia, qualità ottica e meccanica e minimizzazione di peso e dimensioni.

Quando il pensiero del dislivello da affrontare per andare a camosci lascia che ci sentiamo tentati di rinunciare a mettere nello zaino l’indispensabile lungo, il peso ideale del binocolo da tenere al collo sarebbe zero grammi. D’altra parte la tentazione di lasciare a casa il lungo non può averla vinta, altrimenti l’esposizione a errori di valutazione con questa specie così difficile e così sensibile al prelievo del capo sbagliato nel branco sarebbe troppo alta.

Così il binocolo da zero grammi è destinato a rimanere un sogno, e anche quello da due etti. Almeno quello da due etti esiste, si tratta dei modelli definiti “compatti” che ogni marca produce, con prezzi da 10 a circa 600 Euro. Sono 8×20, 8×25 o 10×25, grandi come pacchetti di sigarette, dotati nella fascia alta anche di ottiche ineccepibili. Splendidi compagni di passeggiate e viaggi in cui l’osservazione si limita a pochi secondi, diventano a causa del rapporto troppo ridotto tra obiettivo e ingrandimento (Diametro dell’obiettivo/Ingrandimento=la cosiddetta “Pupilla d’Uscita”, che in millimetri esprime lo spazio utile alla pupilla umana dentro un’ottica, che si osserva guardando nel binocolo tenendolo a 30-40 centimetri dagli occhi e che sotto i 4mm affatica rapidissimamente l’occhio umano, rendendolo incapace di prolungate osservazioni) torture per gli occhi se cerchiamo prestazioni crepuscolari o anche se facciamo osservazioni prolungate in pieno giorno.

Sogni rimangono anche quelli di utilizzare a camosci binocoli comodissimi per i nostri occhi come quelli con gli obiettivi grandi da 50 o 56 millimetri, perchè con il loro peso sempre superiore al chilogrammo a carico del collo determinerebbero un rapido affaticamento fisico per il nostro corpo, particolarmente portato a subire in ogni sua parte i carichi sopportati dal collo.

A questo punto la scelta rimane tra il binocolo con obiettivo da 42 mm e quello da 32 mm (al limite anche il 30mm, ma non risulta che esista un 30mm nella fascia più alta della produzione delle ditte più importanti). Nel primo caso, salvo che il prodotto adotti un poco affidabile corpo in materiali plastici, difficilmente siamo molto sotto gli 800 grammi, anche se Leica ha nella sua serie ammiraglia Ultravid HD un modello 8 oppure 10×42 (si tratta dell’Ultravid BL, al pubblico a partire da 1495 Euro) con corpo in magnesio che grazie alla gommatura esterna leggera pesa solo 695 grammi.

Il binocolo 8×42 di solito è considerato l’universale per la caccia di selezione, a causa del suo rapporto ottimale tra peso e prestazioni crepuscolari, che lo rende adatto un po’ a tutte le situazioni. Per questo chi ha un solo binocolo e caccia un po’ tutti gli ungulati finisce giustamente per scegliere questa soluzione.

Ma noi qui vogliamo parlare dello specialista, di chi vuole un binocolo da montagna e non accetta compromessi. E allora rimane solo il 32 millimetri. 8×32 (più raramente 10×32, troppo penalizzante per gli occhi) è da tanti anni il binocolo da montagna per definizione, evolutosi tecnologicamente nel tempo quanto a ottica, meccanica e compattezza per arrivare oggi a offrire prestazioni ottiche straordinarie, corpo in magnesio, sistemi meccanici e di messa a fuoco pari a quelli dei modelli più grandi e nello stesso tempo a sfiorare il limite del mezzo chilo di peso e dei 10 centimetri di lunghezza e larghezza.

8×32 significa 4mm di diametro utile alla nostra pupilla per osservare, sufficiente ad osservazioni prolungate fino al calar del sole, con la nostra pupilla che si dilata poco e rimane, anche se siamo giovani (invecchiando la pupilla umana si dilata sempre meno al diminuire della luce esterna), più piccola dei 4mm di spazio offertole dal binocolo. Infatti è quando la pupilla umana diventa più grande della pupilla d’uscita del binocolo che, essendo costretta a rimanere immobile, dopo alcuni secondi non è più in grado di fissare lo stesso punto e ci provoca la sensazione di fatica e difficoltà ad osservare.

Allora 11 centimetri e mezzo per 11 e mezzo e 535 grammi (un etto in meno del concorrente più importante) sono le attuali dimensioni minime di un 8×32 di alta qualità, con corpo in magnesio, meccanica robustissima, gommatura esterna e ottica dotata di tutti i più moderni ritrovati per offrire contrasti, luminosità e definizione dell’immagine al massimo livello. Si tratta del Leica Ultravid 8×32 HD, che purtroppo è adeguato alle sue prestazioni anche nel prezzo al pubblico di 1765 Euro. Nell’ottica, l’alta qualità a prezzi concorrenziali purtroppo non è stato ancora possibile produrla.

Non esiste ancora un 8×32 con telemetro integrato, ma per fortuna ormai con 2 etti di peso esistono telemetri dotati di ottica ineccepibile e prestazioni di misurazione potenti, veloci e ponderate rispetto all’angolo di sito, da tenere nel taschino senza virtualmente accorgersi di averli addosso.

Weidmannsheil!

 

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Il Leica Ultravid 8×32 HD è attualmente quello che ha raggiunto i risultati migliori in termini di compromesso tra dimensioni contenute, robustezza e prestazioni ottiche per la caccia in montagna

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