Sensazioni ed emozioni dopo le prime due giornate di uso intensivo del nuovo binocolo di bandiera della Leica, a caccia in montagna, per un cacciatore appassionato di binocoli che era convinto che la perfezione delle ottiche avesse raggiunto il suo limite. Sbagliando, per fortuna!

Qualche giorno fa Leica ci ha inviato finalmente il primo Noctivid 10×42, e noi non vedevamo l’ora di portarlo a casa sua, tra le montagne, a caccia.

Nel mondo Leica, in questi ultimi tre anni, nelle comunicazioni dal quartier generale in Germania è stato un crescendo di anticipazioni sempre più frequenti e poi dettagli via via più precisi e carichi di orgoglio ed emozione, sul nuovo binocolo di punta da 42 millimetri, che sta finalmente per arrivare nelle armerie. Si percepiva che tutti in azienda tenevano enormemente a creare qualcosa di sorprendente e straordinario, e man mano che passava il tempo verso queste ultime settimane si intuiva che avevano capito di esserci riusciti.

Alla Forest siamo tutti cacciatori e i prodotti che vendiamo prima di tutto li analizziamo in ogni dettaglio, ne discutiamo tra noi all’infinito e questo è il motivo per cui quando ne parliamo con qualcuno siamo abbastanza informati. Quando è arrivato il Noctivid, insomma, eravamo particolarmente pieni di aspettative e curiosità, io personalmente ero anche un po’ scettico sulle possibilità che potesse davvero sorprendermi, che potesse mostrare quella superiorità che nei miei pensieri avrei immaginato difficile da dimostrare se non dopo lunghe comparazioni. Questo del resto mi era accaduto con tutti i binocoli a prismi a tetto Leica e dei concorrenti più importanti che ho testato negli ultimi anni.

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Gli inglesi e gli americani lo chiamano “effetto wow!”, dall’esclamazione che prorompe spontanea a chi si trova davanti una grande sorpresa. Ebbene, appena scartato e impugnato il primo Noctivid arrivato sul suolo italico, sia chiaro che “wow” non lo diremo mai perché non è nel nostro vocabolario, ma a tutti noi della Forest un urlo di festa è scappato immediatamente, la brillantezza del Noctivid trionfa in un istante in assoluto e anche confrontandolo subito dopo col meglio della concorrenza il verdetto è sorprendentemente, istantaneamente, chiaro.

E' anche il più compatto

 

Tuttavia è solo a caccia che si può fare un esame approfondito, soprattutto se le condizioni di luce e il clima si accaniscono a rendere difficile la giornata.

E allora la splendida riserva di Nerino e Sandra in cima alla Otztal austriaca, appena di là del passo del Rombo, e due giorni prima il “mio” monte Roen, riserva dove caccio di diritto in Val di Non, mi hanno fornito il teatro ideale. 2300 e 1800 metri, nebbia in entrambi i casi, terreno bagnato e scosceso di una valle glaciale e appostamento fisso su un dirupo con 35 gradi di angolo di sito al momento del tiro, mughi, mirtilli rossi e neri, erica e ginepri, uno spettacolo di colori, profumi e sapori, preludio di autunno. Abbiamo cacciato con successo in Austria un camoscio, un tiro di selezione tra pioviggine e nebbia verso le 7 di sera ad una femmina di un anno piuttosto minuta e in ritardo di muta, all’interno di un gruppo di una ventina di femmine, piccoli e due jahrling, tra cui la nostra femmina, che abbiamo lasciato frollare in cella per almeno 10 giorni prima di condividerla con amici che non ne vedono l’ora.. In Val di Non invece è arrivato il primo capriolo maschio adulto cacciato in alta montagna dopo almeno dieci anni di attesa dovuta al calo della popolazione, grande soddisfazione in un mattino dalla visibilità davvero difficile.

Otztal, Austria, vicino al confine italiano, 2400 metri slm. Caccia al camoscio. 19 settembre 2016
Otztal, Austria, vicino al confine italiano, 2400 metri slm. Caccia al camoscio. 19 settembre 2016

 

Monte Roen, Val Di Non (TN), 1800 metri slm. Caccia al capriolo. 17 settembre 2016
Monte Roen, Val Di Non (TN), 1800 metri slm. Caccia al capriolo. 17 settembre 2016
una pendenza vicina a 40° nel canalone sul punto in cui è caduto il capriolo
una pendenza vicina a 40° nel canalone sul punto in cui è caduto il capriolo

 

Il guardiacaccia Riccardo Tomasi mi ha accompagnato a caccia e mi ha dato un grande aiuto a portare il capriolo fino a valle lungo l'erba scivolosa del canalone bagnato.
Il guardiacaccia Riccardo Tomasi mi ha accompagnato a caccia e mi ha dato un grande aiuto a portare il capriolo fino a valle lungo l’erba scivolosa del canalone bagnato.

Abbiamo cacciato tutto il giorno in Austria e “binocolato” da prima dell’alba per almeno 3 ore in trentino, c’è stato quindi modo di sottoporre il Noctivid al più severo dei test.

Cominciamo dalla meccanica e dall’ergonomia: il Noctivid onestamente non brilla immediatamente per fantasia nel design, assomiglia molto a prima vista agli altri binocoli di alta qualità con ponte aperto oggi sul mercato, per cui francamente non è nell’innovatività dell’architettura esterna che va ricercata la sua superiorità. Ad un esame più approfondito, va detto tuttavia che la sua compattezza superiore e soprattutto il suo baricentro che cade perfettamente sui pollici lo rendono un piacere da tenere in mano, anche dopo ore. Al collo è un binocolo da 42mm come gli altri, con i suoi 800 grammi abbondanti che siamo abituati a portare, quindi niente di emozionante sul fronte del peso da portare sul collo, a meno che non si utilizzi la nuova bretella scomponibile Leica che si trasforma in un attimo in una normale tracolla, nel qual caso il peso portato sulle spalle diventa insignificante.

La gommatura esterna da un senso di robustezza importante e l’abrasività della gomma, anche col binocolo e le mani bagnate, mi è sembrata veramente ottima.

Il sistema di messa a fuoco trasmette la solita sensazione Leica di essere stato pensato per sopportare una guerra, è robustissimo e nel contempo perfettamente fluido, qui la differenza con i concorrenti è veramente grande.

SPACCATO

Per avvicinare il camoscio ho strisciato sull’erica bagnata, sporcando senza pietà il binocolo, ma come promette la casa produttrice -quando dice che il suo trattamento antisporco sulle lenti Aquadura ™ è tre volte più resistente di quello delle altre marche- terra e detriti scivolano via dalle lenti facilmente e la mia brutalità nel detergere senza complimenti il vetro di oculari e obiettivi non è riuscita a produrre alcun graffietto.

Anche le conchiglie oculari regolabili in svariati livelli sono veramente robustissime e nel contempo facili da rimuovere, se serve pulire a fondo lo strumento. Non bastano certo due giorni per decidere che il Noctivid regge egregiamente le intemperie, ma mi si creda se dico che glie ne ho veramente fatte di tutti i colori, e dopo avergli fatto il bagnetto a casa come fosse un neonato me lo sono ritrovato in mano di nuovo perfetto.

Il Noctivid però lo attendevo a mostrarmi le sue doti soprattutto nella resa ottica, e qui adesso mi scuserete se per l’entusiasmo abuserò un po’ nei superlativi.

Premetto che io preferisco sempre l’ingrandimento 8x, e avendo invece ricevuto da testare il 10×42 mi aspettavo dopo qualche ora di intenso “binocolare” il tipico affaticamento della vista che è proprio dei 10x. Rimango dell’idea che sono troppi ingrandimenti, apprezzo di più il campo visivo degli 8x, ma giuro che quanto ad affaticamento non avrei potuto stare meglio con un 8x. Incredibile!! Credo sia merito di quello che ho battezzato campo visivo “totale”, ovvero della immediatamente percepibile perfezione dell’immagine, senza la minima distorsione, al centro come ai bordi estremi del campo visivo. In due parole, le mie pupille avevano a disposizione una specie di piscina in cui nuotare in libertà.

Quanto a luminosità pura, non racconto bugie. In assoluto è meraviglioso, ma è un 10x e da spietato che sono l’ho confrontato con quello che ritengo oggi il binocolo di gran lunga più luminoso al mondo, sua maestà il Leica Geovid HD-B 8×56. Che ovviamente ha vinto piuttosto bene. Non vedo l’ora di rifare il confronto appena avrò un Noctivid 8×42 tra le mani, ormai dovrebbero mancare meno di 10 giorni, se le promesse di Leica saranno mantenute. Per essere un 10×42 comunque è un mostro di luminosità, ho visto il Geovid HD-B 8×56 letteralmente distruggere vari e blasonatissimi 8×42 e comunque un 10×42 così luminoso non me lo sono nemmeno mai sognato.

La vera goduria, è la parola migliore che mi viene, è godersi l’osservazione in generale. In entrambe le occasioni c’era la nebbia e non ho mai visto il sole. Peccato, visto il blu e il rosso dei mirtilli, il blu e il verde dei ginepri e il rosa delle eriche. Ma nonostante il cielo plumbeo ho potuto godere di immagini dalla plasticità e dai contrasti scolpiti che nemmeno il magico Geovid di cui sopra è riuscito a battere. Percepivo facilmente perfino la tridimensionalità, cosa finora impossibile a qualsiasi binocolo a prismi a tetto che, come mi hanno spiegato i tecnici, è dovuta al nuovo sistema di taglio delle lenti e al nuovo concetto costruttivo del gruppo di lenti dell’oculare del Noctivid. Comunque, ho apprezzato da cacciatore e pregustato da venditore l’argomento unico di avere tridimensionalità d’immagine in un binocolo a prismi a tetto.

Ho anche certificato, ed è anche questa una prima volta, la morte dell’aberrazione cromatica. Leica ce l’ha fatta e ha sconfitto un nemico che certamente non godeva più di gran salute anche negli altri prodotti più moderni sul mercato, ma che qualche fastidio sulla perfezione nella definizione dell’immagine riusciva ancora a darlo.

Trattandosi di Leica sembra superfluo dirlo, ma anche il Noctivid mi ha regalato la solita straordinaria profondità di campo cui mi hanno abituato gli altri prodotti della casa col bollino rosso: letteralmente non si mette quasi mai mano alla ghiera del fuoco, che peraltro è il solito pezzo di meccanica robustissima che eravamo abituati a vedere sui predecessori Ultravid HDplus. Per gli occhi è un toccasana.

Tutti i dati tecnici e la descrizione dettagliata della meccanica e dell’ottica del Noctivid sono su https://www.cacciapalla.it/?p=1374

la lente oculare particolarmente grande del Noctivid ne tradisce il rivoluzionario disegno di tutto il gruppo sottostante e la ghiera di messa a fuoco e regolazione diottrica integrate è estremamente robusta e nel contempo fluida.
la lente oculare particolarmente grande del Noctivid ne tradisce il rivoluzionario disegno di tutto il gruppo sottostante e la ghiera di messa a fuoco e regolazione diottrica integrate è estremamente robusta e nel contempo fluida.

 

Mi “tocca” dire anche che il nuovo CRF 1600R che ho portato con me (il Noctivid non ha il telemetro) ha misurato i 130 metri di distanza del camoscio anche se c’era un po’ di nebbia, dimostrazione di strapotenza eccezionale per chi è abituato a usare il telemetro, e che mirare camoscio e capriolo attraverso il nuovo Magnus “i” 2.4-16×56 appena montato da Nicola Zentile sul mio fedele K95 in 270 Winchester è stato come accendere un fanale nella nebbia, come dicono i nostri affezionati clienti quando lo provano la prima volta. Scusate se continuo, ma chi non ha mai provato a valutare con l’APO Televid 65 non può capire la luminosità cui può arrivare un telescopio compatto da soli 65 millimetri di obiettivo. Questo per dire che un binocolo come il Noctivid non arriva per caso, ma va a completare una squadra di ottiche che oggi obiettivamente non ha eguali per lenti, meccanica ed elettronica presso nessun altro produttore.

Magnus, CRF e Apo Televid sono degni "cugini" all'altezza dell'ultimo nato Noctivid
Magnus, CRF e Apo Televid sono degni “cugini” all’altezza dell’ultimo nato Noctivid

Il binocolo è il simbolo di ogni azienda di ottiche e per Leica, che ha oltre 110 anni di storia, lo è in particolare. Produrre il miglior binocolo al mondo significava una sfida basata quasi totalmente sulle prestazioni ottiche, che però ormai da anni sembravano aver raggiunto il livello massimo possibile, tanto che noi stessi ci siamo trovati a scrivere tante volte che al lato pratico difficilmente si può percepire una differenza importante tra i vari prodotti di alta qualità disponibili sul mercato.

La passione per la caccia che anima la maggior parte di chi crea i nuovi prodotti alla Leica spiega l’eccezionale entusiasmo –che solo un utilizzatore può avere- che circonda l’arrivo di ogni nuovo strumento. Ma considerando l’innovatività che caratterizza l’impressionante ventaglio di nuovi prodotti che hanno introdotto in questi ultimi anni, nemmeno l’arrivo del Geovid HD-B o del Magnus erano stati accompagnati da una simile eccitazione.

Dopo aver raggiunto il top della categoria con il Geovid HD-B nei binotelemetri, con i Magnus nei cannocchiali da puntamento e con gli APO Televid nei telescopi, la sfida era spodestare dal trono il concorrente che ha dominato il mercato dei binocoli da 42 millimetri negli ultimi 10 anni. La sfida era anche farlo in modo eclatante, altrimenti ci saremmo trovati con l’ennesimo binocolo eccellente tanto quanto gli altri.

Per questa “avventura”, culminata con la presentazione dei Noctivid 8×42 e 10×42, sono stati coinvolti anche i più importanti progettisti delle leggendarie macchine fotografiche Leica, e forse questo è il vero segreto di questo incredibile binocolo Leica che i tecnici tedeschi sono riusciti a creare.

Athene Noctua è la civetta. Nella mitologia greca accompagna o rappresenta Atena, la dea della saggezza. La civetta di Atena ha sempre simboleggiato nel mondo occidentale la conoscenza e la saggezza.

Athene Noctua, la civetta ha ispirato il nome del Noctivid, presentato ufficialmente il 19 agosto 2016.
Athene Noctua, la civetta ha ispirato il nome del Noctivid, presentato ufficialmente il 19 agosto 2016.

Noctivid potrebbe far pensare alla notte, alla capacità di fare un altro passo avanti nell’eterna battaglia dell’ottica contro l’oscurità. Invece è ispirato alla civetta, anch’essa non a caso capace di vincere la notte, ma soprattutto in quanto simbolo di conoscenza. La conoscenza di cui dispongono i tecnici fotografici e ottici di un’azienda straordinaria, che offre agli appassionati uno strumento con cui godere l’esperienza della caccia e dell’osservazione come mai era stato possibile prima d’ora. La sfida è vinta, stravinta, per la gioia di chi sa godersi il piacere di osservare.

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A caccia con noi c'era anche Bruno Modugno, lo vedremo a caccia di camosci in Otztal in una delle prossime puntate del suo "Andiamo a Caccia" su Caccia e Pesca Sky TV
A caccia con noi c’era anche Bruno Modugno, lo vedremo a caccia di camosci in Otztal in una delle prossime puntate del suo “Andiamo a Caccia” su Caccia e Pesca Sky TV
Weidmannsheil con l'eccellente padrone di casa Nerino Storti e Luigi Vender, che mi hanno accompagnato per tutta la giornata.
Weidmannsheil con l’eccellente padrone di casa Nerino Storti e Luigi Vender, che mi hanno accompagnato per tutta la giornata.
Un'altra immagine dello scenario di caccia nella Otztal
Un’altra immagine dello scenario di caccia nella Otztal

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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