Testo e foto di Matteo Fabris.

Mauro Fabris con un Sitatunga qualche anno fa, al collo il suo inseparabile Leica Ultravid 8x32HD

La femmina di sitatunga pascola quieta nella piccola apertura fra i papiri a pochi metri dal maschio, del quale però vediamo solo le corna, belle slanciate e divergenti verso l’esterno. Massimo, fermo sullo stick aspetta l’ok del suo amico PH, tiene il pollice posizionato sulla sicura del  potente 416 Remington Magnum.

Ad un tratto di fianco alla femmina, che è a 80 metri da noi, una sagoma scura si fa avanti tra le canne…diamo la canne di papiri oscillare, ed eccolo, scuro come la pece, fa la sua comparsa sul palco a sorpresa di tutti. Il sitatunga mostruoso che avevo visto giorni prima assieme a papà: avevamo detto che quello era il sitatunga giusto per il nostro amico Massimo, corpo massiccio oltre la norma e corna imponenti  che fanno sembrare tutti gli altri sitatunga dei bebè. Il comando calmo e secco, spalla, permette a Massimo di innescare il cane del Blaser e piazzare la croce sulla spalla del fantasma delle paludi del Kasonso; il rombo tuonante del 416 fa sparire il sitatunga fra le alte paglie come per magia, l’eco della fucilata ancora si sente, dentro la palude cala il silenzio più totale.

La femmina rimane immobile come un statua, non muove un muscolo, ed ecco un altro maschio comincia ad uscire allo scoperto, avvicinandosi al centro della scena con fare curioso per capire cosa è stato. Mette a disposizione il suo fianco, adesso lo vediamo bene, vecchio sitatunga dalle corna spettacolari si erge in mezzo ai papiri, pensando che tutto sia finito, non poteva sapere che mentre si avvicinava alla scena papà si era già posizionato sullo stick imbracciando il 416 di Massimo. Papà desiderava tanto un bel sitatunga per se, e avendo la licenza per farlo ha colto l’occasione al volo. La seconda palla da 400 grani decolla fuori dalla canna atterrando diritta nella spalla del vecchio maschio, schiantandolo al suolo; tutti scoppiano in una risata di gioia, mentre Massimo e papà si guardano increduli e si abbracciano, un rapporto che va oltre il formale rapporto fra guida e ospite , un rapporto di vera amicizia consolidata nel tempo e nelle avventure venatorie.

Due grossi sitatunga a pochi secondi di distanza crollati con due tiri perfetti di due grandi cacciatori. Papà viene incontro a mio fratello Luca e a me e ci abbraccia felice di aver preso il suo sitatunga insieme a noi e Massimo.

Iniziamo le operazioni di recupero, ma vediamo arrivare di corsa il trekker che si sbraccia a più non posso invitandoci a seguirlo: bufalo! Esclama a voce bassa, grosso bufalo assieme ad un giovane che pascola all’entrata della palude a circa 800 metri di distanza da dove ci troviamo, sempre vicino al sentiero, li ha visti mentre andava a recuperare la jeep. Di scatto tutti partiamo di corsa, papà imbracciando il 500 copre il terreno velocemente con falcate potenti, di fianco a lui Massimo con il 416 ben saldo a seguire il Trekker. Luca ed io ci precipitiamo giù dal sentiero e in batter d’occhio sorpassiamo la jeep parcheggiata, neanche il tempo di rallentare e la mano di papà già indica i due caffer che pascolano all’entrata della fitta palude; arriviamo a circa 55 metri allo scoperto, papà posiziona lo stick a Massimo mentre il vecchio bufalo dal corpo nero grande come una montagna si gira con fare inquisitorio verso di noi dalle alte paglie, facendo sembrare il suo giovane scudiero un vitellino.

Sulla sua faccia -bianca- ci sono i segni del tempo, avevo già visto questo maschio e l’avevo soprannominato white face. Un boss possente, delle corna importanti spuntano dal suo grosso cranio. Massimo non perde tempo e scaglia la prima palla del suo 416 dritta nella spalla, ma il titano risponde inclinando il collo verso l’alto e partendo al galoppo. Non poteva sapere che dietro l’arma si nasconde un cacciatore provetto, che riarma il Blaser con una velocità impressionante e fa arrivare una seconda palla nella spina dorsale, sbattendo al tappeto il gigante.

Tutto è accaduto in nemmeno 30 minuti, penso che in vita mia e 15 anni di Africa questa sia stata una delle più emozionanti cacce mai vissute. Avevo già sperimentato in passato doppiette o triplette  sui bufali e sugli ippopotami, io stesso ho fatto una coppiola sugli ippopotami e accompagnato mio papà in una coppiola su due caffer con il suo 500 Jeffery, un’altra volta abbiamo catturato un grosso elefante da 72 libbre la mattina e concluso la sera con uno straordinario leone. Ma la tripletta di stamattina è stata unica: una coppiola di sitatunga non è cosa da poco, parliamo praticamente di una delle più ricercate antilopi d’Africa, e coronare una coppiola con uno splendido bufalo. Tantissimi cacciatori hanno fatto innumerevoli Safari in cerca del fantasma delle paludi ma pochi sono riusciti a catturarlo, c’è chi è andato tre o quattro volte in Africa a cercarlo ed è tornato a mani vuote. Abbiamo avuto fortuna, sì, ma il papà ci ha messo il suo tocco magico, dandomi la possibilità di catturare tutto in video creando uno dei più unici filmati mai fatti, E’ stata una gioia poter assistere a tale spettacolo e viverlo insieme a mio fratello Luca, che ha seguito tutta la scena con occhi sbalorditi, mio papà e il caro amico Massimo.

Credo che questa giornata costituirà una nuova leggenda nel mondo venatorio. Da parte mia custodirò  per sempre e gelosamente il ricordo di questa caccia, di queste avventure, di questa Africa. La mia Africa.

*Matteo Fabris, classe 1991, è già un nome importante del mondo venatorio. Scrive di caccia grossa su importanti riviste venatorie ed è fotografo e film maker di grande spessore. Segue anche le orme del celebre papà Mauro, uno dei più rispettati PH al mondo. Matteo ha voluto condividere con noi le emozioni della sua caccia in Africa. Entrambi usano solo strumenti ottici Leica, per l’eccezionale connubio di affidabilità meccanica e qualità ottica. Mauro e Matteo Fabris sono probabilmente oggi i punti di riferimento più competenti e prestigiosi a cui rivolgersi per organizzare una caccia importante in Africa.

Ecco alcune immagini di bufali fotografati da Matteo Fabris.

Matteo Fabris in azione

Altri articoli che ti potrebbero interessare ...