La caccia di selezione non sarà mai più quella di prima, in ogni senso.

L’autore con Salvatore Leanza, padrone di casa e accompagnatore, all’alba: intorno a noi in ogni direzione due chilometri di valli e colli, frumento e bosco, da scandagliare col visore termico Leica Calonox View per trovare gli animali che poi identificheremo col binocolo e col lungo.

Il racconto della sconvolgente esperienza di cacciare il capriolo nello splendore delle colline senesi, con l’aiuto di un visore termico di altissima qualità. Azzerando le possibilità che un animale sfugga ai nostri occhi, anche se perfettamente mimetizzato nel frumento prossimo alla mietitura o nascosto tra i cespugli. E addirittura battendo in velocità il cane da traccia nella ricerca del capo abbattuto. Un salto in avanti enorme nell’efficacia, che nulla toglie all’azione di caccia tradizionale, se non l’emozione meravigliosa del binocolare lento per cercare gli animali, col dubbio di non aver guardato bene, che è persa per sempre.

Foto e Video By Andrea Cavaglià e Marta Chiattone.

Andiamo a caccia!

Obiettivo capriolo maschio. Alba di un mercoledì di inizio luglio destinato a diventare caldissimo e afoso già dalle prime luci, sul crinale di una collina della provincia di Siena. Sono sapientemente guidato da Salvatore Leanza, che con la sua Caccia Toscana offre splendida ospitalità nel suo casale con piscina a San Gimignano e gestisce una decina di riserve sparse in tutta la provincia, migliaia di ettari di valli e colline spettacolari, ovviamente senza recinti. Non visti intorno a noi, dietro la macchina fotografica e la video camera ci sono Andrea Cavaglià e Marta Chiattone, che girano con noi un filmato per Caccia 235 Sky sulla rivoluzione portata dalla termocamera nella caccia di selezione.

Bastano pochi secondi per trovare tutti gli animali.

Nel frumento alto stramaturo dei campi, costellato di altre infestanti secche che coprono ogni gradazione di marrone e rossiccio, e tra i cespugli, la luce è ancora troppo poca perchè anche il miglior binocolo al mondo possa vedere un animale. In particolare un capriolo, che in questo periodo muovendosi sfiora col muso la sommità delle spighe e si mimetizza perfettamente in un ambiente del suo stesso, identico colore.

Ecco la prima, sconvolgente, rivoluzione che porta con se utilizzare il Calonox. Salvatore, che non se ne separa mai, ed io impieghiamo pochi secondi a scandagliare la vastità di fronte a noi e ad identificare, in particolare, due caprioli soli che il telemetro dirà essere a 347 e 620 metri.

Il primo si trova in fondo al campo di erba medica falciato e quasi del tutto secco sotto il nostro punto di osservazione; si sposta dentro e fuori dal bordo del fosso profondo e irto di ginestre e fitti rovi interposto al campo di orzo ancora da mietere che risale dall’altra parte. Il secondo appare al visore termico inequivocabilmente nero in mezzo alle gradazioni di grigio chiaro del campo di orzo in cui, agli occhi del binocolo, sembra essere perso.

All’alba, ancora invisibili al binocolo, i due caprioli maschi oggetto di questa storia si autodenunciano immediatamente al termico Leica Calonox View nella stessa direzione di fronte a me, inizialmente a circa 350 e 600 metri. in realtà qui se ne vede anche un terzo, poco più a destra.

Il primo capriolo

La termocamera, come si vede nel video qui sopra, ci mostra chiaramente che sono due caprioli, dalla sagoma inconfondibile rispetto a quella dei cinghiali. Niente di più. Ora tocca agli strumenti ottici tradizionali.

L’autore con la sua attrezzatura, vicino al punto di mira del primo tiro, mentre scandaglia il territorio col visore termico.

I minuti passano e quello più vicino inizia a mostrarsi al binocolo e al lungo. Usiamo: Salvatore un Leica Geovid 8×42 3200.com con telemetro, io un binocolo Leica Noctivid 8×42 e un Leica Apo Televid 82. Li ritengo -con sfida a qualsiasi confronto- i migliori strumenti al mondo nel loro campo. Il Noctivid lo apprezzo tanto per la sua capacità di definire l’immagine, da accettare il compromesso (si fa per dire, a questo livello) di tenere alla cintura la custodia con il telemetro Leica CRF 2800.com, rinunciando alla comodità dell’integrazione del pur eccellente binotelemetro che usa Salvatore.

L’autore concentrato nel Noctivid per valutare il capriolo.
Salvatore concentrato nel Geovid per valutare il capriolo.

Il binocolo nella luce scarsa del primissimo mattino sfodera le sue qualità sugli oltre 300 metri di un animale che continua a entrare e uscire dalla folta vegetazione del limitare del fosso nel medicaio secco, richiedendo spesso il ricorso al termico per ritrovare la sua posizione. Per struttura e atteggiamento, per il fatto che è solo, e per quel qualcosa tra le orecchie che sembra intravedersi anche nell’oscurità ancora dominante, l’esperienza (soprattutto di Salvatore cui mi inchino, accompagna a caccia 300 persone l’anno) ci fa propendere per un maschio adulto. Il binocolo consegna al lungo l’onore della sentenza.

Appena il Televid è in grado di distinguere i dettagli lascio pendere il Noctivid al collo e mi impegno a valutare il capriolo.

Appena capiamo che le punte del palco sono nettamente sopra le orecchie decidiamo di avvicinarci un po’ strisciando sulle stoppie (leggermente appuntite) del medicaio secco, mentre il becco non sembra dar segno di notarci.

E’ ora di caricare Il mio Blaser K95 con la palla in rame Hasler Ariete .270 Winchester da 122 grani, che tanto mi da in termini di precisione e potere d’arresto, con un affungamento perfetto e una spinta che atterra l’animale senza danneggiare le preziosissime carni.

L’eccellenza delle tanto imitate monolitiche Hasler è ormai arcinota. Sono ricavate dal pieno, hanno gli anelli esterni che minimizzano il contatto con la canna, hanno un doppio foro di alta precisione che prima produce l’affungamento e poi trasferisce l’onda d’urto.

Da quando ho ceduto alle mie riserve estetiche e ho lasciato che Nicola Zentile mi montasse il bipiede che attualmente abbruttisce il mio fidato K95, devo ammettere che la mia sicurezza nel tiro e di conseguenza il limite di distanza oltre il quale non mi spingo sono cresciuti notevolmente.

Il K95 con il mostruoso ma efficacissimo bipiede, in bianco e nero per tentare di offuscare l’evidenza della sua bruttezza.

Quindi quando arrivo a 295 metri faccio segno a Salvatore che mi sento tranquillo e, cercando di dimenticare la pressione della telecamera di Andrea che mi segue come un’ombra, cerco il becco nel mio amatissimo Magnus a circa 5 ingrandimenti, per poi alzarli a 16x una volta che l’ho trovato e messo al centro dell’immagine. Do i 6 clic che mi ha dettato il telemetro, ritocco leggermente il correttore di parallasse e ruoto l’oculare per avere a fuoco perfetto reticolo e animale.

Il reticolo è nerissimo, fantastico, ma a 16x anche un mostro di luminosità come il Magnus fa un po’ di fatica quando il giorno non ha ancora preso il sopravvento sulla notte. Comunque a 16x, un animale a 300 metri si vede grande come si vedrebbe a occhio nudo a meno di 20 metri (300:16=18,75 metri, non me ne voglia chi lo sapeva già), e quindi anche se l’immagine è decisamente scura riesco a mettere agevolmente la croce appena dietro la piega della spalla del capriolo.

Il becco ripreso dalla termocamera un attimo prima del tiro, sull’orlo della valletta scoscesa che separa il medicaio secco dal campo di orzo maturo.

Manca un po’ di spessore sotto il calcio e di sassi non se ne trovano. Ecco a cosa serve veramente il Calonox! Finalmente l’ottica cade perfettamente con il reticolo sulla spalla del becco.

Il Calonox View all’occorrenza è veramente uno strumento versatile, fa anche da spessore per alzare il calcio del K95!

Sul tiro il kipplauf è un po’ come un cavallo imbizzarrito e come sempre chiudo vergognosamente l’occhio (prossimo acquisto, l’orribile -anche lui- freno di bocca); per un attimo, quello che servirebbe a cogliere la primissima reazione dell’animale. Lo vedo comunque atterrare dal salto che ha fatto in avanti, ingobbendosi, dovrei averlo preso bene. Vola letteralmente nel fossato sottostante, nascondendosi ai nostri occhi.

Andrea Cavaglià ha ripreso tutto in primo piano con lo smartphone associato al lungo e ci mostra al rallenty che il colpo è andato dove sarebbe dovuto andare.

La bassotta di Salvatore, educata alla perfezione a stare sempre al suo posto, mostra comunque tutta l’impazienza di chi capisce che sta per venire il suo momento, e dopo qualche minuto scendiamo sull’anschuss, facilmente identificabile per un arbusto diverso dagli altri a circa un metro di distanza.

Atena, la bassotta di Salvatore, pronta all’azione nel medicaio falciato, dove la ricrescita stenta nella siccità e nel calore di questo inizio di luglio.

Si vede sangue sugli steli secchi gialli in direzione del fossato, in diagonale. La traccia va verso dei rovi. La bassotta parte ed è bravissima, ma spostandomi pochi metri verso destra la batto in velocità nel trovare il becco guardando dall’alto tra le ginestre, con la termocamera.

Il becco a terra tra le ginestre, a circa 30 metri di distanza, fotografato dal Calonox con ingrandimento 5x.

Il secondo capriolo

Siamo contenti, tutto è andato bene, davvero bene. Ma non sono nemmeno le otto e ci ricordiamo che dall’altra parte della valle, adesso a circa 300 metri da noi, avevamo notato un altro capriolo che si muoveva nell’orzo alto. Il Calonox lo trova in un attimo, poco più in là di dove si trovava mezz’ora prima.

Lo splendido capriolo un attimo prima del tiro. La ripresa è fatta con mano un po’ tremolante, ma rende l’idea di come col visore termico si veda facilmente un animale che in realtà è letteralmente immerso fino alle orecchie in un enorme campo di orzo maturo.
Il punto di tiro fotografato più o meno dalla stessa posizione del video termico qui sopra. Oltre il boschetto del fosso, l’enorme campo di orzo ancora da mietere.

E’ talmente alto l’orzo e talmente uguale al colore del capriolo, che trovarlo col binocolo è un’impresa, anche sapendo dov’è. Ma una volta individuato, a 300 metri e con piena luce, non serve il lungo per apprezzare col binocolo lo splendido trofeo scuro e Salvatore, che conosce la mia passione per i trofei di capriolo (oltre a quella per la loro ciccia), mi invita caldamente a sparare, aggiungendo anche una chiosa segretissima che elimina ogni possibile mia remora.

Il CRF 2800.com regolato sulla balistica del mio K95, e della palla che uso, mi da rapidamente i clic per la torretta del cannocchiale, per un tiro senza dubbi di precisione balistica.

Il CRF 2800.com recita 305 metri, ovvero 7 clic compensati con tutti i parametri possibili per la torretta d’acciaio BDC del mio cannocchiale. Questa volta vedo bene le zampe dell’animale che scalciano verso l’alto per pochi secondi tra le spighe alte, segno quasi certo che lo troveremo sul posto.

Trovare l’anschuss è facile, perchè è circa 20 metri dietro ad un albero secco molto strano, con di fianco l’unico albero con delle foglioline rossicce di tutto il costone.

Molto meno facile è arrivarci. Il campo in discesa è enorme ed è fuori discussione l’avvicinamento col fuoristrada dall’alto. Dobbiamo attraversare il fosso, che è fitto di rovi e sembra impenetrabile. Il guardiacaccia della riserva spiega a Salvatore che dovrebbe esserci un viottolo per passare e in effetti lo troviamo, ma i rovi sono piante che crescono con una vitalità straordinaria e chiederanno alla nostra pelle e ai nostri vestiti il loro tributo.

Il capriolo lo troviamo facilmente, sudatissimi per l’incredibile umidità della giornata, ed è veramente bello anche se, come spesso mi è accaduto, non così straordinario come mi era sembrato da lontano attraverso il binocolo. Adesso il sole è più alto, e due animali per me in una mattina sono veramente tanti. Siamo decisamente appagati da una mattina di caccia fantastica, che diventerà anche un filmato per quest’inverno su Caccia e Pesca Sky. Girato da Andrea Cavaglià, non c’è dubbio che sarà splendido, nonostante gli attori…

I due bei becchi fotografati sull’anschuss del primo tiro, dopo aver sudato attraverso i rovi del fosso e nel campo di orzo per recuperare il secondo nel caldo davvero umido delle otto del mattino.

Il visore termico da osservazione, alcune considerazioni.

Il visore termico da osservazione di alta qualità è la più grande rivoluzione tecnologica del dopoguerra al servizio del cacciatore di selezione, perchè rende gli animali immediatamente visibili anche a grande distanza, come se autodenunciassero la loro presenza.

Un bel maschio di capriolo fotografato in piena notte con il Leica Calonox View, in modalità nero-caldo. La qualità dell’immagine è talmente alta che l’esperienza di osservazione è un grande piacere. Si vedono bene perfino i palchi freddi.

Osservare con uno strumento del genere è puro piacere, le immagini dei prodotti di ultima generazione sono di grande qualità e particolarmente di notte, quando siamo ciechi a causa del buio, regalano sorprese ed emozioni. Tanto che chi lo ha ed esce dopo cena per osservare gli animali non si accorge letteralmente del passare delle ore.

Cinghiali a distanza superiore a 500 metri. impossibile non vederli immediatamente, e con la definizione d’immagine dei dettagli freddi del campo e del bosco che offre il Leica Calonox View diventa anche facile avere i riferimenti per trovarli col binocolo per la valutazione.

Cacciare con uno strumento del genere al collo significa eliminare ogni dubbio sulla presenza o meno degli animali fino a distanze enormi, anche se nascosti, di giorno e di notte, in pochi secondi. Con un minimo di esperienza di caccia si capisce anche la specie, prima di passare al binocolo e magari anche al lungo per la necessaria valutazione.

Toglie la funzione di ricerca quindi, ma non è in grado di sostituire binocolo, se non a distanze molto brevi, perchè il suo ingrandimento basso (l’ingrandimento ottico è al massimo 2.5X nei prodotti migliori) riduce un animale che vediamo a 300 metri a qualcosa di troppo piccolo per poterlo valutare. E’ quindi uno strumento in più, che trasforma la lenta ricerca degli animali dell’era del binocolo, sempre col dubbio di non aver guardato bene, in qualcosa di rapidissimo, senza possibilità di errore.

L’animale è più caldo dell’ambiente, e per questo agli occhi del visore termico appare letteralmente illuminato, oppure nero (o di vari colori, a scelta del cacciatore sul menu dello strumento) contro l’ambiente disegnato in un’infinita scala di grigi, autodenunciandosi clamorosamente al cacciatore.

Il Leica Calonox in particolare fonde l’immagine termica con quella fotografica digitale, definendo anche i dettagli dell’ambiente freddo intorno all’animale, e consentendo quindi di avere i riferimenti necessari per trovarlo facilmente col binocolo, anche se è immerso in campi ancora da mietere o se è dietro a un cespuglio.

Una volta che si prova ad usare il visore termico si finisce per averlo sempre in mano

Una volta che si prova ad usare il termico di alta qualità come strumento di ricerca si ha la percezione istintiva che alzare il binocolo per cercare gli animali è qualcosa che non ha più senso, si finisce per averlo sempre in mano e per prendere anche decisioni rapide e drastiche se l’ambiente di fronte a noi non mostra segni di vita.

Tutto diventa più veloce e frenetico. Niente più attesa di un movimento che prima non avevamo notato, niente più sorprese. O quasi, perchè in realtà se gli animali sono dietro un cespuglio o un albero coi rami molto fitti non li vede nemmeno il visore termico. Qualcosa di veramente orribile, insomma, ma talmente efficace che se si prova non si riesce più a farne a meno.

Trovati gli animali con il visore termico, si torna necessariamente al binocolo per valutarli.

Viene ovvia anche la considerazione che abbiamo un ulteriore e micidiale vantaggio, dopo l’arma, l’ottica, la munizione precisissime che consentono tiri da distanze tali che l’animale non ha modo di accorgersi che stiamo per sparargli.

Aggiungiamo sproporzione ad una sproporzione già infinita, e proprio per questo si può discutere sulla volontà di usare o meno il visore termico, ma trovo difficile capire chi si straccia le vesti per qualcosa che ritiene ingiusto nei confronti dell’animale, salvo che non lo cacci normalmente assalendolo a mani nude.

Dal punto di vista legale, utilizzare a caccia un visore termico puramente da osservazione (che non può essere associato ad un’arma come congegno da puntamento) è ammesso tanto quanto è ammesso un normale binocolo.

Dove finiscono i miei due caprioli..

Salvatore ed io portiamo i due caprioli verso il pick up che li scaricherà nel macello di Salvatore.

Uno dei motivi principali per cui caccio, e una delle condizioni necessarie per farlo, è mangiare carne squisita e sana. Adoro mangiare la carne di ungulati, cruda o cucinata poco per i pezzi nobili, lessa, stracotta, brasata o arrosto per tutto il resto. Di solito il capriolo eviscerato finisce nel mio baule, con tre bottigliette d’acqua ghiacciate nella pancia, finchè a casa mia non lo appendo nella piccola cella che ho a casa, per poco meno di due settimane di frollatura a 2 gradi.

Salvatore Leanza è un professionista anche nel trattamento e nella preparazione della carne. Per questo gli chiedo di occuparsi dei caprioli e di tenere i lombi da parte, trasformando tutto il resto nelle sue fantastiche salsicce, che mi faranno fare ottime figure con gli amici per i prossimi mesi. Naturalmente mi preparerà anche i trofei, sulle assette di legno.

Salvatore Leanza racconta i suoi territori di caccia, che conosce palmo a palmo.
Marta Chiattone e Andrea Cavaglià con i loro attrezzi di lavoro, fotografati dall’autore con il Leica Calonox View.
Il backstage! Marta riprende con la videocamera la soddisfazione per una mattinata in cui tutto è andato alla perfezione.

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